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Siracusa è, tra le province siciliane, quella che presenta i maggiori differenziali regionali nel livello di sviluppo e la Sicilia, a sua volta, pur appartenendo solidamente alla parte meno sviluppata del paese, con un PIL pro capite influente della media nazionale, con la presenza della zona industriale, è caratterizzata da forti disparità territoriali. Noi non abbiamo la bacchetta magica o filtri magici, ma è chiaro che per avere effetti positivi sui rendimenti privati e sulla produttività, gli investimenti pubblici, richiedono, in primo luogo, una classificazione efficace delle tipologie territoriali e delle risorse su cui si vuol intervenire. A Siracusa in questi 50 anni di zona industriale è mancata la crescita del settore del Terziario. Non siamo noi a dirlo ma la realtà. Dove sono le aziende del terziario mancato a Siracusa nella trasformazione della gomma sintetica, delle materie plastiche, delle fibre tessili sintetiche, dei fertilizzanti azotati e infine detersivi per il bucato e prodotti per la pulizia della casa. Di chi è la responsabilità affinché creare le condizioni di sviluppo e sensibilizzare l’ambiente? Diverse categorie di settore siracusane (e non facciamo nomi) devono fare necessariamente il mea culpa per non avere fatto abbastanza per far crescere l’economia. Uomini incapaci, ma forse solo di mettersi le stellette di presidente al petto e/o segretario o semplicemente gonfiarsi il petto di una nomina fasulla. «Aspettando l’alba che verrà», prendiamo in prestito il titolo del romanzo di L. Cassie, per descrivere la situazione di profonda crisi e disagio che si trova oggi Siracusa. La povertà è in costante aumento e l’attuale politica è inerme, non ci sono progetti né tantomeno finanziamenti per lo sviluppo del territorio, non c’è futuro, non c’è nulla di nulla. Ci sono stati 42.961 siracusani che hanno percepito il ‘Reddito e pensione di Cittadinanza’. Il malessere della povertà ha avuto ed ha il predominio sul territorio. Sono dati reali, lacunosi, per Siracusa dove l’attuale politica superficiale si trastulla e non fa nulla per migliorare la propria gente, la qualità della vita; senza contare che demograficamente in città ci sono oltre 40mila famiglie, quindi quasi un terzo è sotto la soglia di povertà. E’ impressionante, siamo basiti, scossi Quando i nostri giovani vedono questa realtà vanno via e non vogliono più tornare, d’altronde per fare cosa? Pensate senza nuovo cambio generazionale, si mette in discussione tutto il sistema: i giovani che non lavorano non potranno pagare mai i contributi erariali per sopperire le pensioni esistenti, senza cambio generazionale, chiuderanno i negozi prenatale, le scuole non avranno più alunni (come sta accadendo con il dimensionamento scolastico), si ferma il mercato delle automobili, il mercato immobiliare, si assisterà al depauperamento della società siracusana. Prendiamo a prestito su facebook dove campeggia uno slogan: «Ma qualcuno ha un progetto per il futuro di Siracusa? Ciarlatani», ci dissociamo solo dall’ingiuria. Noi del quotidiano Libertà Sicilia è da moltissimi anni che denunciamo questo stato triste di cose, facendo una fotografia reale e non intrisa di ipocrisia, dalla serie «tutto va bene, Madama la Marchesa», mentre il territorio va a rotoli. Da noi parlano le cose scritte, il nostro archivio: carta canta. Questa provincia è allo sfascio totale. La cosa preoccupante è che già il contesto è devastante, la crisi è mondiale, le guerre, il contesto europeo è in mezzo alla strada e noi siamo allo sfascio totale e la soluzione qual è? La cassa integrazione, il reddito di cittadinanza, pensionati. E il futuro? Qual è? Questa è Siracusa imperniata sul falso perbenismo, su una politica che crede che tutto vada bene, senza preoccuparsi che dietro c’è il vuoto, la voragine della crisi. Non c’è più distinzione tra le classi sociali, tutto si è appiattito Le famiglie siracusane sono in forte sofferenza. Anche quelle che un tempo potevano annoverare nella cosiddetta medio-borghesia, sono in gravi difficoltà e non riescono a sbarcare il lunario. Ciò è dovuto alla crisi economica che di fatto blocca in casa fino a tarda età i figli e, addirittura, quando questi riescono a formare famiglia, a causa della precarietà del lavoro della coppia, si rifugiano direttamente dai genitori o fuggono via. Siracusa è piena di queste incognite e purtroppo non sempre si riesce ad arrivare alla fine del mese anche con pensioni discrete. Eppure, non ci stanchiamo mai di dire che questa nostra terra ha risorse e propensione verso la crescita culturale ed economica in generale. Ha potenzialità inespresse che potrebbero essere messe in rampa di lancio per costituire l’ossatura del futuro sviluppo economico. Ma serve una classe dirigente più avveduta. Servono progetti percorribili e fruibili a qualsiasi livello. La popolazione è nel baratro; i nostri politici vivono nella bambagia con gli ultimi aumenti degli emolumenti, per loro tutto va bene come anche i cittadini e invece le famiglie siracusane non hanno più nemmeno la voglia di piangere e la forza di protestare, sono finanche rassegnate. Sono stanche dell’andazzo e di sentirsi sempre dire che c’è crisi profonda e ogni progetto deve essere rinviato. Non c’è nemmeno la forza per dire basta a questo stato di cose. L’unico sfogo è dato dal disertare le urne (quasi il 60% dei cittadini non è andato a votare), come da diversi anni a questa parte accade e, soprattutto, non pagando le tasse e i tributi locali. Per concludere quanti errori oggi e indecisioni nel recente passato, senza una visione lontana di uno sviluppo sostenibile prospettico. Anni gettati alle ortiche con politici senza valore, parolai e inconcludenti sul PRG scaduto, Piano regolatore del porto inesistente, il Piano particolareggiato di Ortigia scaduto, per il quale è stato fatto più volte revisione ma mai realizzato il nuovo Ppo, mai è stato portato in consiglio comunale e al quale sono stati spesi 300-400 mila euro; il porto turistico Marina di Archimede oramai è un ricordo sbiadito nel tempo, il Porto Spero è fermo per colpa di una politica ignavia. Aeroporto turistico di terzo livello con tre studi di fattibilità, individuazione dell’area nel Prg e Comune socio dell’Aeroporti Spa che la politica ha fatto fallire; ci giunge voce che anche Agrigento ambisce ad avere un aeroporto turistico con l’avvio del primo studio di fattibilità. Che dire della vecchia linea ferrata dove sviluppare la metropolitana di superfice, con le rotaie interrate per consentire il transito di mezzi (quelle che sono nate dopo: Catania sotterranea; Messina, Palermo e adesso Ragusa di superfice) smantellata miseramente per costruire un budello di strada intasata, dire vergogna è poco, ci vorrebbe la lapidazione in pubblica piazza. Siamo stati semplicemente precursori su tutto, rifiutando palcoscenici da ‘squallidi politici’. La tanto decantata nuova via del mare si è infranta sugli scogli della politica nefasta. Dalle colonne di Libertà avevamo lanciato diversi lustri fa con fiumi di inchiostro la progettualità di bretelle a servizio della zona Sud e Nord: SS 114 con innesto sull’asse Siracusa-Cassibile trasformandola nella tangenziale di Siracusa. Fino adesso orecchie sorde e chissà per quanto ancora. Un altro male è costituito dal Consorzio Universitario che doveva servire alla costituzione di un centro studi accademico per i nostri giovani e il loro avvenire, dopo aver perso la facoltà dei Beni Culturali, la Facoltà di Architettura perde iscritti e appel sul terreno, mentre Enna università privata si sviluppa a macchia d’olio approdando anche a Siracusa. Senza Area artigianale, Piano commerciale, Piano utilizzo del demanio marittimo spiagge mai approdato al consiglio comunale, Trasporti pubblici (vedi metropolitana-gommato), nuovo ospedale (?!?). Le lacrime di coccodrillo sulla città le lasciamo per coloro i quali ancora aspirano ad essere i nuovi governanti a progettare inconcludentemente il futuro di Siracusa, con questi ed altri politici incapaci. Come soleva dire Leonardo Sciascia basta: «Uomini, mezz’uomini, ominicchi e quaquaraquà». Come nel film diretto e interpretato da Roberto Benigni: «Non ci resta che piangere» per chi ha ancora voglia di versare lacrime amare.

S iracusa è, tra le province siciliane, quella che presenta i maggiori differenziali regionali nel livello…