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Giuseppe Francesco Bianca

Giornalista ed Editore

Gli esordi

Nel 1976 all’età di 18 anni inizia a collaborare con il quotidiano di Siracusa «Il Diario» direttore Ennio Celant; la sede si trovava in via Adige, primo piano, sopra la sede dell’Enel che guardava ad angolo piazza Adda.
Il direttore Celant indirizza Joe Bianca alla pagina culturale, la famosa terza pagina, affidandogli un incarico gravoso ma entusiasmante.
Completato il ciclo di studi all’istituto d’arte, Bianca sceglie di recarsi a Palermo per frequentare la facoltà di Architettura, con sede in via Maqueda.

Provava profonda sofferenza nel vivere quello stato d’animo che aveva il sapore di rammarico di lasciare quella collaborazione voluta dal direttore Celant, sempre elegante ed estremamente intelligente, un uomo forse di altra pasta e di alto lignaggio per una città difficile e strana come Siracusa dai rapporti umani poco curati.
Tanto è bastato per la successione in breve tempo alla direzione de «Il Diario» con Umberto Bassi e successivamente con Cesare De Simone. Umberto Bassi, un uomo dall’aspetto burbero, che difficilmente ti guardava negli occhi perché indossava occhiali da sole, ma molto capace e carismatico.

I ricordi di vita palermitana

Il trasferimento a Palermo del giovane Giuseppe Bianca (in arte Joe) suscita in lui una ridda di sensazioni: entusiasmo per la novità ma anche timori, speranze, misti a coraggio, intraprendenza, saggezza. Un mix di sentimenti sinceri. Il vissuto del giornalista continua nel Palermitano tra fatti di attualità e cultura, le frequentazioni all’Ordine dei giornalisti nella sede storica del teatro Politeama, suscita in lui molto interesse per un ambiente nuovo, signorile, professionale che ispira fiducia nei colleghi più anziani, sempre prodighi di consigli e di dritte su come districarsi in questo mondo affascinante ma pieno di insidie.
Intanto, lo studio andava a gonfie vele: i professori avevano individuato in lui carattere, propensione e quel giusto interesse che lo facevano considerare, all’occhio dei docenti, un perfetto loro assistente. Uno dei progetti che i professori gli avevano affidato era quello della realizzazione del sovrappasso di via Messina Marine che dopo pochi anni fu costruito per alleggerire il traffico veicolare attorno alla zona del porto di Palermo.

Contro la mafia, l’appello per creare una rete di legalità

Ha vissuto a Palermo in un periodo terribile per la città, inquieto per la società tutta. Il giornalismo con Peppino Impastato (assassinato il 9 maggio 1978), la politica, la società civile che comincia a prende coscienza del fenomeno mafioso anche se occorreranno ancora 14 anni e due stragi per ottenere l’affermazione assoluta della coscienza antimafia.
Anche a Palermo e con gli impegni universitari da rispettare, Bianca ha coltivato la passione per il giornalismo, soprattutto quello di carta stampata. Partecipava a convegni, seminari e altri appuntamenti pubblici. In uno di questi ebbe modo di ascoltare e apprezzare l’intervento dell’allora presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, che si era impegnato in un’azione di moralizzazione della politica e della vita amministrativa dei comuni siciliani, bloccando alcuni appalti a cui erano interessati imprenditori in odor di mafia e si adoperava per un rinnovamento del quadro politico aperto al coinvolgimento del partito comunista. Mattarella paga con la vita il suo impegno civico. Era il 6 gennaio 1980 quando in via Libertà un killer solitario gli piazzò davanti agli occhi una pistola con cui lo uccide senza dargli scampo, in auto davanti alla moglie e ai figli.
La morte del giornalista Peppino Impastato, assassinato il 9 maggio 1978 da Cosa Nostra, per le sue denunce contro le attività criminali.
Un fatto di sangue che colpisce la sensibilità e la coscienza del giovane studente siracusano e ne formano il carattere intransigente verso ogni tipo di sopruso.

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