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Fermate arzigogolo della banda Vermexio

Tra poco più di due mesi, il 15 dicembre si dovranno svolgere le elezioni provinciali di secondo livello dei presidenti dei Liberi consorzi comunali e dei Consigli metropolitani. Fallito l’obiettivo di tornare all’elezione diretta dei presidenti delle Province – la riforma è stata impallinata dai franchi tiratori del centrodestra – la Giunta ha deciso di adeguarsi alla sentenza della Corte Costituzionale del luglio 2023. In sostanza, il governatore Schifani è stato costretto a completare la procedura per attivare i Liberi Consorzi previsti dalla legge Crocetta. I commissari straordinari di nomina regionale, quindi, resteranno in carica soltanto fino alla costituzione dei nuovi organi.

Il testo approvato dalla Giunta introduce anche alcune modifiche alla disciplina delle ex Province, fino all’approvazione dell’attesa legge nazionale di riforma degli enti di area vasta per l’introduzione dell’elezione a suffragio universale diretto degli organi. Il testo del disegno di legge governativo sarà ora trasmesso all’Ars per la discussione e l’approvazione definitiva. E’ chiara una cosa che prossimamente nel corso del dibattito in aula all’Ars sulla legge sull’Autonomia locale una frange di deputati dovessero approvare una nuova postilla astrusa, provocherebbe lo slittamento delle votazioni del 15 dicembre. Nella politica tutto è possibile, anche di eliminare l’elezione dei presidenti. Rimetterebbe tutto in gioco e rinviare a nuova data le elezioni.

Qualcuno avrà pensato di risolvere il problema presentando liste unitarie di coalizione, come si è deciso nell’incontro tra i segretari regionali, è soltanto una pia illusione.

È il Presidente della Provincia (adesso si chiama libero consorzio) che di fatto sarà il dominus dei nuovi enti.

Fanno eccezione le città metropolitane perché il Presidente, anche se la Corte Costituzionale ne ha già segnalato l’incostituzionalità, è il sindaco del comune capoluogo.

Nelle altre 6 province, invece, il Presidente viene eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio con voto rapportato alla grandezza dei loro comuni. E su un voto diretto e segreto all’interno del ceto politico con grande probabilità prevarrà l’inciucio. E l’inciucio è il veleno che distrugge le coalizioni.

La legge 15 del 2015, attualmente in vigore, fu predisposta da una sinistra inciucista che voleva crearsi un sistema elettorale confacente.

Per poter affrontare le elezioni di secondo grado garantendo le coalizioni andavano fatte delle modifiche sostanziali a quella legge predisposta dal Governo Crocetta. Modifiche che invece si è deciso di non fare. Occorreva eliminare le preferenze, collegare il Presidente alle liste del Consiglio ed eliminare il voto disgiunto.

Così la partita sarebbe stata equilibrata e presentare liste inciuciste fuori dalle coalizioni sarebbe stato impossibile.

Adesso invece parti delle due coalizioni si parleranno e troveranno soluzioni esterne al sistema bipolare e legate ad interessi particolari non sempre confessabili.

E alcuni partiti di entrambe le coalizioni saranno messi fuori dall’accordo.

Ci auguriamo che così non sia, ma temiamo che non vi saranno presidenti eletti all’interno dei meccanismi di coalizione.

Con il rischio aggiuntivo che i nuovi enti, come recita l’articolo 19 della suddetta legge, rimarranno in carica 5 anni.

Fermata quella banda di giacobini

La situazione a Siracusa e provincia è allarmante, potremmo avere la stessa banda del Vermexio alla Provincia regionale. Questo sarebbe sconcertante.  Siamo come dicono gli spagnoli alla ‘barahunda’, forse voce onomatopeica, baraonda.

Con la probabilità che Carta, Gennuso e Italia, si mettano insieme e fanno un presidente della provincia? Le probabilità sono altissime.

Il problema delle liste del centro destra non hanno nessuna importanza perché sono liste del consiglio. Il Presidente si elegge separatamente, non c’è né voto congiunto né disgiunto, nè un’altra scheda.

Ognuno può fare quello che vuole. E succederà questo. Notoriamente, Riccardo Gennuso, come avversario ha Luca Cannata, quindi, ha recuperato il dialogo con Carta e anche con Italia quindi c’è un’asse di Italia con tutta una serie di sindaci di comunità di piccole dimensioni, Gennuso con tutta Forza Italia e Carta con tutti i suoi. Chi rimane fuori, in una ipotesi in cui candidano un indipendente o lo stesso Michelangelo Giansiracusa. Michelangelo, che qualcuno asserisce, non è Italia.

No alla banda del Vermexio alla Provincia

Occorre stare attenti perché è un pericolo. Siamo obiettivi, Giansiracusa raccoglie anche a sinistra e frega tutti.

O sia Giansiracusa o un sindaco indipendente. Almeno che la coalizione non fa operazioni particolari, ma non ne farà. Ad esempio che gli da Siracusa a Gennuso, ma Cannata non lo voterà mai.

Carta voterà mai uno di Cannata? Gennuso voterà mai uno di Cannata dopo Pachino? Questa stessa cosa sta succedendo in tutte le provincie. La soluzione è quella di rinviare tutto. Se rinvia Schifani rischia l’arresto. Se rinvia l’Ars con una scusa qualsiasi, anche se fa una cosa incostituzionale, che vogliono 6 mesi per capire che è incostituzionale, ci mette un rinvia per qualsiasi motivo. Fa un emendamento che abolisce i presidenti delle provincie ad esempio. Chiaramente è incostituzionale e quindi non si può votare e si sposta di 6 mesi.

Devono inventarsi una cosa per non votare perchè se votano in tutte e sei le provincie è così. Poi potremmo sbagliare e ce la fanno. Però a naso, sappiamo che si stanno mettendo d’accordo.

Il PD non conta nulla, però alla fine i suoi consiglieri votano per il candidato del centro destra regionale? Votano per l’altro, faranno un accordo. Cose dell’altro mondo. Se abbiamo ragione tipo che Fratelli d’Italia escono fra le maggioranze in 3-4 provincie su 6, rischia forte il Governo regionale. Evviva gli inciuci.

Il 21 ottobre i capi gruppo si riuniranno a Palermo e probabilmente il centro destra farà i nomi dei candidati. Chissà.

Il sindaco di Siracusa Francesco Italia cerca casa!

E’ ormai una notizia pressoché scontata: non si vedono da mesi suoi interventi a favore di Azione, il partito di Carlo Calenda a cui Italia e i suoi amici avevano aderito con entusiasmo e che ha però fatto registrare in provincia di Siracusa, in tutte le ultime elezioni, nessuna esclusa, percentuali davvero molto basse.

Ora Francesco Italia sembra avere una strada pressoché obbligata per trovare una collocazione politica: quella del centrodestra.

Nel suo caso si tratterebbe comunque di un ritorno, visto che lui è stato già candidato a Milano alle elezioni comunali a sostegno di Letizia Moratti, big del partito berlusconiano. Non fu però un’esperienza felice: non venne eletto ma ha mantenuto rapporti milanesi molto preziosi, in una fase in cui Azione sta via via perdendo pezzi importanti quasi ogni giorno e appare in caduta libera.

Sembra quindi evidente che Italia ha un percorso quasi obbligato: con Fratelli d’Italia difficilmente potrebbe riuscire a convivere con un personaggio di forte personalità come Luca Cannata mentre con la Lega dovrebbe prima far dimenticare i suoi trascorsi pro-immigrati, con traversate via mare insieme a Stefania Prestigiacomo.

Restano quindi solo due strade: seguire Carfagna, Gelmini e Versace, che hanno abbandonato Calenda per rifugiarsi verso Noi moderati, il partitino di Maurizio Lupi che in provincia è guidato dal sindaco di Solarino Peppe Germano, oppure fare il gran salto direttamente in Forza Italia, magari facendosi guidare propria da Letizia Moratti.

L’obiettivo principale sarebbe quello di portare Michelangelo Giansiracusa, a metà dicembre, a presidente dell’ex Provincia Regionale e ritagliarsi uno spazio per una candidatura nazionale. Avremo modo di approfondire questo aspetto, ma ricordiamo anche che quando l’allora sindaco Roberto Visentin lasciò Forza Italia per andare con Scelta Civica di Monti alle elezioni nazionali, rimase poi fuori da tutto e da allora è scomparso dalla scena politica. Ci sono però alcuni piccoli ostacoli da superare: se davvero si voterà a metà dicembre per l’ex Provincia, Italia e il suo alleato di ferro Peppe Carta dovranno fare incetta di consensi tra sindaci e consiglieri, in quanto saranno purtroppo solo loro a votare e non i cittadini. Nel frattempo Italia deve però sbrigare la pratica del rimpasto, più volte annunziata, con l’ingresso del delfino di Bandiera, quell’Alessandro Spadaro già assessore comunale berlusconiano e ora alla corte di Cateno De Luca.

Spadaro transitato da Fratelli d’Italia, poi con Bandiera hai simpatizzato per Forza Italia, subito dopo, sempre con Bandiera, hai mollato il centro destra ed è diventato civico. A seguire addirittura amico di Italia, tanto vituperato. Dopo Bandiera lo ha trascinato da Cateno De Luca e sono passati con quel messinese che s’imbroglia anche da solo per allenarsi nei momenti di relax. Spadaro e Bandiera vi siete abbracciati, avete mangiato insieme, siete andati persino a Pachino per allearvi coi Gennuso, ma le Europee non erano alla portata anche perché il vs amico Cateno ne aveva piazzati tre prima di Edy. Cosa non hai, non avete fatto? Solo cronaca, preso d’atto. Come dice qualcuno i traditori seriali restano tali per sempre come il suo compare Bandiera.

Ma se Italia vorrà entrare in Forza Italia dovrà per forza concedere spazi a Gennuso e allo stesso tempo dovrà verificare cosa accadrà nei prossimi giorni all’Assemblea Regionale sulla discussione della legge sull’Autonomia locale: se passerà la norma che preveda, fin da subito, una presenza femminile del 20% o addirittura del 40%, dovrà rimescolare tutte le posizioni e gli impegni presi saranno difficili da mantenere. Almeno che non decideranno di fare i trasformisti e si travestiranno con parrucca bionda, labbra rosse e tacco 12.

La stessa candidatura di Giansiracusa, già non eletto alle ultime regionali, traballerebbe moltissimo. Una cosa è comunque certa: che Italia governerà fin quando deciderà lui, perché nessuno dei consiglieri lascerà anzitempo una carica che, anche dopo gli ultimi cospicui aumenti del gettone, è particolarmente ambita.

Un sorriso,
Joe Bianca