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A Siracusa crisi aggressiva, lavoro assente e i giovani fuggono. Apriamo il dibattito per il futuro

C’è ormai una inquietante convinzione tra i Siracusani che il domani non riserverà nulla di buono, anzi forse sarà peggiore di adesso. E tutto ciò genera un forte senso di frustrazione e di depressione pubblica che sta svuotando le famiglie della sua linfa vitale: i giovani; mentre la nostra società lentamente invecchia senza il cambio generazionale in quanto i nostri figli senza lavoro emigrano in altri lidi produttivi.

Proprio la sfiducia verso il futuro, alla crisi della rappresentanza politica stanno accentuando sempre più la dissoluzione dell’opinione pubblica, della partecipazione politica, della voglia di prendersi cura di quella cosa bellissima che è la cosa pubblica; ciò porta con sé l’inevitabile tendenza a privilegiare i propri interessi personali a scapito di quelli generali.

Nubi su nubi si addensano sulla città a causa di questa amministrazione retta dal sindaco Italia con i suoi quasi otto anni di vita a Palazzo Vermexio, 5 anni di vice sindacatura con Garozzo aggiunti i quasi tre anni di sindacatura: le mani sulla gestione dei beni culturali a Siracusa, della «privatizzazione di fatto» del Teatro comunale, della Latomia dei Cappuccini, dell’Artemision e sullo scandalo del Castel Maniace riguardante il manufatto, presunto regolare e ci ritocca affrontare nuovamente la “privatizzazione di fatto” degli Ipogei. La cultura e il turismo sono morti

Il treno dello sviluppo del nostro territorio è passato con la perdita di tanti progetti produttivi come ad esempio la realizzazione della Zona Artigianale di Siracusa. Il Patto Territoriale aveva destinato per la sua creazione la somma di oltre un milione di euro. Tutto vanificato da parte del Comune per la mancata individuazione dell’area.

Con l’accorpamento della Camera di Commercio di Siracusa alla CamCom del Sudest unitamente con Catania e Ragusa, abbiamo assistito alla paralisi dello sviluppo delle attività produttive con il rischio della perdita di numerosi investimenti che erano indirizzati al territorio di Siracusa.

Gridiamolo forte, Siracusa non offre più niente, non ci sono prospettive di progetti di medio e lungo termine, l’industria con i suoi oltre 7000 dipendenti e gli oltre 5000 dell’indotto, vive in una fase di stasi.

E’ un fatto: da anni ormai non investe più nessuno nella zona industriale. Colpa di presunti facinorosi e dilettanti ambientalisti. Perché «travaglioso» è ormai investire su questo territorio. Fateci caso: fin dalla vergognosa vicenda del rigassificatore (si erano inventati una bomba atomica, mentre in tutte le parti del mondo sono parte integrante nel mondo produttivo), dove i siracusani non hanno saputo difendere la nuova economia. Oggi Siracusa sarebbe stata invidiata in tutto il Paese per il suo nuovo eldorado, la ricchezza. Finanziato con un miliardo assolutamente ed esclusivamente privato, il progetto è stato trascinato dalla Regione e, più in generale, dalla politica e «parapolitica», tra comitati e comitatini, per sette anni. Senza una risposta politica siracusana: né un sì né un no, solo poi se realizzato a mendicare posti di lavoro. Finchè la società (Ionio gas, costituita da Erg e Shell al 50 per cento) ha abbandonato il progetto. Si è sciolta. Poteva essere la manna dal cielo con la trasformazione del Polo petrolifero a Polo energetico con un formidabile indotto lavorativo riguardante la catena del freddo, unico in Europa.

Poi Erg ha venduto la raffineria Isab e la centrale di cogenerazione elettrica Isab Energy alla russa Lukoil. E tutto è finito lì. Adesso Lukoil ha effettuato notevoli investimenti con oltre 160 milioni di euro, nonostante la crisi pandemica, rimodernando tutto l’impianto occupando un indotto di oltre 4.000 persone fino allo scorso dicembre. Ma dopo il nulla.

Qualche anno fa la Esso ha venduto la raffineria di Augusta all’algerina Sonatrach la quale ha dovuto a sua volta investire in ammodernamenti oltre 250 milioni di euro. Ma anche qui dopo il silenzio.

In pratica la zona industriale è «imbalsamata». Ora qui cresce soltanto la disoccupazione grazie ai comitatini e ai presunti ambientalisti dissacratori del territorio. Disoccupazione che ormai nella provincia ha superato quota 30 per cento in termini generali, addirittura il sessanta per l’occupazione giovanile.

Tra politica e «parapolitica», tra comitati, comitatini e ambientalisti dell’ultima ora improvvisati a fare sciacallaggio mediatico e in cerca di notorietà, qui da noi nessuno vuole più investire. Una piazza di «gente inutile» pronta a disseminare tempesta di odio portando all’obblio un territorio con i giovani che fuggono in cerca del loro futuro. Il presunto e illusivo turismo che produce in alta stagione (periodo rappresentazioni classiche ed estate) 2-3% del Pil in provincia, contro l’oltre 70% Pil dell’industria, il 20% dell’agricoltura; adesso con la pandemia il turismo si è azzerato provocando, nel piccolo, uno scoramento finanziario di notevoli dimensioni, il quale per riprendersi occorre dare uno scossone d’investimenti sul territorio.

Ma a lungo termine le conseguenze della pandemia rischiano di essere peggiori per i più giovani, specialmente per quelli che in questo periodo stanno muovendo i primi passi nel mondo del lavoro. Moltissimi giovani hanno visto il loro percorso, magari appena iniziato, interrompersi bruscamente con l’avvento della pandemia: uno stop forzato che, secondo vari economisti, potrebbe peggiorare le loro prospettive lavorative e di guadagno per un periodo di tempo molto lungo.

Ma con questi chiari di luna di questa amministrazione nefasta non rimane che piangere e tirarsi i capelli.

Quante volte abbiamo scritto fiumi di inchiostro che la nostra economia, individuati alcuni punti, è da riscrivere. Un territorio lacerato da una politica ‘piccola’ che vive alla giornata. Vogliamo parlare semplici per farci capire anche dalle formiche, è finito tutto. Come in una guerra, a parte la pandemia, i problemi incancreniti ce li troviamo da prima, (basta ripercorrere i nostri editoriali), dalle macerie occorre ricostruire il territorio, il futuro di questa città, la nuova «alba».

Basta con gente del nulla, dell’apparire, persone vuote dentro.

Guardate amici che: «Se l’ignoranza e la passione sono i nemici della moralità del popolo; bisogna anche confessare che l’indifferenza morale è la malattia delle classi colte».

Vogliamo ricordiamo le note dolenti del nostro territorio: PPO e PRG scaduti. Inesistenti: Piano Commerciale; carente il Piano Urbano della Mobilità; inesistenti i Servizi alla collettività, nel dimenticatoio i progetti di sviluppo ZES-SIN; lacunosi gli Asili nido; le periferie all’abbandono; la gestione dell’igiene urbana che fa acqua da tutte le parti; i trasporti senza più un pulmino; la protezione civile che aspetta che arrivi il maltempo e la burrasca per decimare i siracusani; le attività sociali che lasciano morire le classi meno abbienti; le strade lunari; le frazioni dimenticate di Belvedere e Cassibile (che adesso dopo una stasi, riprendono a parlare di autonomia); il Nuovo Ospedale di Siracusa di un sindaco inesistente, roba da chi l’ha visto; il Porto senza sviluppo; il libro bianco sul Turismo (adesso si ci è messa anche la pandemia) che aspetta solo il periodo delle Rappresentazioni classiche (rinviate); l’Industria e l’Agro-alimentare; l’Area Artigianale inesistente (pensate che anche Solarino l’ha realizzata); il collegamento stradale diretto con l’aeroporto Fontanarossa mai esistito.

Per non dimenticare della Rigenerazione urbana dell’Ance Siracusa per il quale l’ing.  Massimo Riili rilancia la vicenda Stazione-Water front con il porto. Infine si è dimenticato, dopo la presentazione del progetto G124 riguardante il centro abitato periferico della Mazzarrona?

Adesso basta. Basta piangere sul latte versato: Sinistra, Destra, Centro o Liste civiche poco importa, l’importante è raggiungere l’obiettivo dello sviluppo del territorio e la creazione dei posti di lavoro, senza preconcetti.

Ma occorre porcela necessariamente, per traccia un nuovo percorso di vita, di sviluppo.

Occorre chiedersi sempre se si è soddisfatti, per individuare l’altimetro dell’adrenalina, per raggiungere nuovi obiettivi non solo personali ma anche e soprattutto collettivi, l’«economia circolare» con la creazione dei posti di lavoro, è fondamentale per tutti noi nel preoccuparci anche del nostro vicino se ha bisogno di aiuto.

Un sorriso,
Joe Bianca