
Sono trascorsi oltre due mesi della visita del Ministro Urso per incontrare gli imprenditori di Confindustria Siracusa con la deputazione nazionale e regionale; il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva fatto il punto sulle principali vertenze del mondo delle imprese, a cominciare da quella che riguarda da vicino il Petrolchimico siracusano con l’obiettivo della decarbonizzazione.
Sembra un lontano ricordo la visita del ministro Urso nella sede di Confindustria, le cui promesse danno la sensazione di rimanere parole sospese nell’aria dell’incertezza. Il territorio del Petrolchimico siracusano continua ad attendere risposte concrete sulla sorte della riconversione industriale.
Al centro dell’incontro il programma ministeriale al fine di definire soluzioni strategiche per le imprese siracusane e per lo sviluppo dell’intero comparto industriale.
Nella gremita sala ‘U. Gianformaggio’ si era affrontata un’analisi approfondita dello scenario attuale e delle prospettive future del più grande agglomerato industriale del Mezzogiorno, evidenziando le criticità strutturali scaturite dai costi elevati dell’energia e della tassa CO2 (i cosiddetti costi dell’ETS) e per finire con le tariffe esose del gas che compromettono la sopravvivenza. In merito si è cercato di delineare una roadmap strategica per garantirne la sostenibilità e la competitività del settore.
Futuro del Polo tra decarbonizzazione e competizione globale
Nello Studio Ambrosetti, affrontato durante il dibattito nella sede degli industriali aretusei, è emerso che il petrolchimico di Siracusa produce oltre 11 miliardi di euro di valore aggiunto generato annualmente (pari al 13,7% del PIL siciliano) e più di 10.000 occupati – tra impiego diretto, indiretto e indotto – che conteggiando i nuclei familiare raggiungono oltre 40.000 persone. Da questi dati scaturisce l’essenzialità della sopravvivenza del Polo Industriale di Siracusa che rappresenta un asset industriale di rilievo nazionale ed europeo, con un impatto significativo sulle filiere chimiche, della raffinazione e del cemento.
Lo Studio Ambrosetti ha evidenziato come le aziende del Polo si trovino oggi in una condizione di pressione crescente, dovendo conciliare gli obiettivi europei di decarbonizzazione con la necessità di competere in mercati globalizzati, caratterizzati da regole meno stringenti e costi di produzione, soprattutto energetici, significativamente inferiori. Il contesto competitivo in cui si opera risulta sempre più sfidante ed occorrono misure urgenti e necessarie per garantire la tenuta occupazionale e produttiva dell’intero Paese.
Urso aveva dichiarato: «Polo industriale siracusano modello per l’UE»
Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aveva dichiarato a margine del convegno tenutosi presso la sede di Confindustria a Siracusa: «L’incontro di oggi è stato fattivo, costruttivo e positivo per delineare un percorso che insieme dobbiamo realizzare a livello locale, regionale e nazionale, di concerto con imprese e sindacati, per cambiare l’Europa».
Però fino adesso non ci sono sviluppi, gli imprenditori di Confindustria sono stati riconvocati nelle settimane scorse al Ministero, ma fino questo momento la situazione è stazionaria. E’ chiaro che non si può pensare di governare con annunci e poi dilatare all’infinito il tempo che passa tra le parole e gli effetti di quelle misure che consistono: ‘Ripartenza, Responsabilità, Resilienza’.
Nelle ipotesi di mercato: quando si riesce a sopravvivere a una crisi ci sono tre possibilità, come dicono gli esperti; si riparte ridimensionati e in condizioni peggiori rispetto a prima, si torna esattamente nello stato precedente alla crisi, oppure ci si trasforma e si migliora. Se con resilienza s’intende la capacità di resistere agli urti e alle sollecitazioni riprendendo l’aspetto originale, dopo la crisi sarà importante darsi da fare per spingersi anche oltre la resilienza. Ma il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso dov’è?
Il 2025 è un anno importante per dare una svolta
Il 2025 rappresenta un anno cruciale per la transizione energetica e il raggiungimento degli obiettivi intermedi di decarbonizzazione con l’utilizzo di combustibili fossili, definiti dall’Unione Europea. Questi traguardi sono fondamentali per preparare il terreno verso l’ambizioso obiettivo del 2030: un’Europa climaticamente neutrale.
Per superare questo momento delicato di transizione energetica occorre un valido aiuto, un finanziamento, un fondo che venga dall’Unione Europea, che venga dallo Stato, come è avvenuto per le Rinnovabili. Perché le Rinnovabili da sole non decollavano se non c’erano stati tutti gli incentivi. Quindi in principio deve essere questo. Poiché la decarbonizzazione ha lo stesso obiettivo delle Rinnovabili, cioè di abbattere l’emissione di CO2 e di produrla in maniera pubblica, anche nel settore dell’Art Update, che è per esempio il settore delle raffinerie, delle acciaierie ecc. È lì che il governo deve concretamente mettere a disposizione dei fondi.
L’obiettivo è di procedere di pari passo con i traguardi di decarbonizzazione, rispettando sempre il principio di neutralità tecnologica. Cioè, il principio di neutralità tecnologica è che tutte le tecnologie devono concorrere alla decarbonizzazione. Cioè, non solo l’eolico e il fotovoltaico. Il nucleare, i processi di cattura dell’CO2. Cioè, non occorre guardare solo con l’eolico e il fotovoltaico. Perché per la decarbonizzazione occorrono investimenti. Occorre ridisegnare le catene del valore, rafforzare la patrimonializzazione delle imprese del Petrolchimico, rilanciare industria 5.0. Occorre utilizzare tutte le risorse che l’Europa mette in campo col Piano Next Generation, per essere protagonisti dell’economia nei prossimi decenni.
L’occasione per ribadire il pensiero, nel tentativo di scuotere dal torpore la coscienza globale delle persone, principalmente quella del Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso spesso assopita.
Un sorriso,
Joe Bianca