
Chiamami ancora amore…’, un motivetto scanzonettato allegramente da un passante, seguito da un gruppo di amici, anch’essi di allegro core, sulla scia del tanto decantato Sanremo (un brano musicale interpretato da Roberto Vecchioni).
Ad un tratto uno di loro, non so perché e non so per come, con piglio ironico esclamò: ‘E non chiamatelo Amore…’, e l’altro a ritornello: ‘e non chiamatelo Italia…”, e in coro ‘e non chiamatelo sindaco…’. Ad un tratto uscì fuori una fragorosa risata che intrattenne i passanti e negozianti a seguito.
Il motivetto, sentito cantare in coro da un gruppo di Siracusani amareggiati, è figlio di una conduzione sociale pellegrina della città di Siracusa. Qualcuno che usciva fuori dal coro, più intraprendente chiudeva il motivetto: “non invitatelo mai più e ignoratelo sempre di più… non è degno di noi…”. Insomma, storie di vita quotidiana.
Siracusa, una città che vanta una storia millenaria, oggi sembra svanire sotto il peso della disillusione e del declino. Le testimonianze dei suoi cittadini, vittime di continue umiliazioni che travalicano le mura della politica locale e regionale, raccontano una realtà che appare sempre più lontana dai fasti del passato.
Una città di grande prestigio che sta vivendo un periodo di profonda difficoltà sotto la guida dell’attuale sindaco, Francesco Italia. Da oltre tredici anni, Siracusa sembra essere immersa in una “nebbia”, simbolo di un’amministrazione che non riesce a rilanciare la città e ad affrontare le sue sfide più urgenti. E’ come un incantesimo malefico proveniente da chi occupa i luoghi del potere, in particolare da Palazzo Vermexio.
Questa nebbia, che i siracusani chiamano “Lupa di mare”, si forma quando l’umidità raggiunge il 100%, ma per molti è il simbolo di una città avvolta da un oscurantismo politico che ha perso la sua rotta. La città non trova il suo condottiero. Anzi, il sindaco Francesco Italia, che avrebbe dovuto guidarla, sembra essere più un’ombra che una figura di riferimento. La sua assenza dai temi cruciali per il futuro della città, come la gestione del nuovo ospedale o la sua incapacità di convocare conferenze decisive, solleva interrogativi e disillusione tra la popolazione.
La situazione politica siracusana appare stagnante e malata. Il sindaco, pur essendo la massima autorità sanitaria locale, non ha mostrato alcun interesse nella nuova rete ospedaliera che la Regione Siciliana sta per adottare.
La sua assenza al consiglio comunale, al vertice convocato dal presidente della Regione, e in altre occasioni cruciali per la città, ha sollevato critiche feroci. Non solo il sindaco ha disertato questi eventi, ma la sua indifferenza è vista da molti come una vergogna, una mancanza di rispetto per quei cittadini ‘indecisi’ che lo hanno scelto. Al contrario, altri rappresentanti istituzionali, come il Dg dell’Asp aretusea, nonostante non invitati, hanno preso parte ai dibattiti di interesse pubblico, suscitando ulteriore indignazione.
Siracusa impoverita: solo ‘progetti’ palliativi
A complicare la situazione è l’assenza di programmi concreti per la città. Siracusa, da oltre tredici anni, si trova senza una guida forte e senza un progetto di sviluppo chiaro. Le periferie sono abbandonate, i trasporti sono precari, e la gestione dell’igiene urbana è inadeguata. Il turismo, che un tempo portava prestigio e ricchezza, è fermo, prigioniero di una gestione opaca e di politiche pubbliche inadeguate.
L’impoverimento della città è visibile non solo nei servizi, ma anche nei progetti in stallo. Il nuovo ospedale, la rigenerazione urbana, il porto, le Zes e lo sviluppo delle aree industriali sono solo alcuni dei temi che giacciono nel dimenticatoio. Il Piano Urbano della Mobilità, i Piani di Risanamento e la costruzione di nuove aree artigianali sono soggetti a ritardi cronici. La mancanza di una visione chiara per il futuro e di una leadership capace di realizzare concretamente questi progetti sta lentamente soffocando il potenziale della città.
Nel frattempo, la città è sempre più abbandonata a sé stessa, intrappolata in un sistema politico dove le vecchie logiche di potere, i “colletti bianchi” e il malaffare sembrano prevalere. La politica siracusana, con i suoi giochi e le sue manovre, appare sempre più distante dalle reali necessità dei cittadini.
Il futuro di Siracusa è appeso a un filo. I siracusani sono in attesa di un cambiamento che sembra non arrivare mai. La speranza è che un futuro sindaco, un vero condottiero, possa finalmente scuotere la città dall’immobilismo e portarla verso un nuovo rinascimento, restituendo dignità a una città che merita di più. Ma, al momento, la strada è oscura, e i siracusani si chiedono se mai riusciranno a vedere la luce.
Un sorriso,
Joe Bianca