
Il malessere di vivere in una città come Siracusa senza presente e senza futuro dove i politici sono in stato di delirio bipolare dissociativo della… Madonna. Non c’è più nulla; una società siracusana piatta il cui dolore si abbatte su uomini, animali e cose, spazzando via ogni forma di speranza, compassione, coraggio, e i sogni hanno solo un retrogusto amaro. Eugenio Montale scriveva: «la propria vita un vero e proprio viaggio di dolore» ed è quella in cui vivono gran parte di siracusani, come descritto sopra. I siracusani si meritano forse un soggetto incapace Francesco Italia, nonché ahinoi sindaco di Siracusa? Le cui scelte insensate per il territorio hanno fatto regredire notevolmente la società civile?
Una città di cotanta narrazione che ha segnato libri di storia di tutti i tempi, da oltre 40anni a questa parte, per causa di una cattiva gestione politica, si troverebbe in depressione. Nel dettaglio la classifica delle città depresse vede la città di Archimede in nona posizione: Udine in testa (14,3% di depressi), seguita da Mantova (14,1%), Piacenza (12,7%), Ancona (11,4%), Lucca (10,4%), Campobasso (10,2%), Perugia (9,4%), Salerno (8,7%), Siracusa (8,1%), Foggia (7,8%), Cagliari (7,2 %), Cosenza 6,7%.
Vivere a Siracusa fa male. La colpa? È degli stili di vita scorretti legati alla cattiva gestione della politica e all’urbanizzazione, di una società non società. E’ proprio la politica, infatti, tra la principale responsabile dei due terzi delle malattie che si registrano nelle città. A dirlo sono gli studi condotti a vario titolo negli ultimi anni da eminenti professionalità.
La fotografia dell’Istat riconosce come maggiormente frequenti i disturbi ansioso-depressivi agli individui con svantaggio sociale ed economico. Gli adulti con lavoro precario e con basso livello di istruzione tendono a soffrire maggiormente di ansia e depressione rispetto ai coetanei più istruiti. I soggetti non lavoratori (inattivi e disoccupati) sono maggiormente esposti ai disturbi di depressione e ansia rispetto a chi possiede un’occupazione, soprattutto nella fascia d’età 35-64: il 10,8% sperimenta ansia cronica e il 8,9% ansia grave. Tra gli occupati, sono la principale causa delle assenze da lavoro.
Due terzi è correlato a comportamenti individuali che spesso lo stile di vita del siracusano porta ad adottare e che mettono in serio pericolo la salute e non bastano sole le piste ciclabili e/o ponti ciclopedonali d’«Egitto». Strutture che cambierebbero negativamente l’aspetto morfologico dell’ambiente.
Qualcuno scriveva sul profilo del sindaco nella presentazione del presunto inutile progettino del ponticello ciclopedonale: «Attenzione! Allarme. Pensavo che messer Bencisguazzo do Frittumiscatu fosse un personaggio della mia audace fantasia. Ma qui la realtà è … Oltre! Vorrei avvisare tutti i siracusani di buona volontà che, se fosse realizzata tale inutile ed effimera opera, ma coerente col frivolo profilo del sindaco, vi sarebbe posto un ostacolo insormontabile alla ricostituzione della via di fuga carrabile dalla sponda Nazario Sauro alla sponda Calafatari».
La signora Silvana scrive: «Un inutile ponte pedonale (ciclabile) a 50 metri dal ponte Umbertino…. Se fossimo una città ricca e già dotata di tutte le infrastrutture potrebbe anche starci, perchè no, ma qua manca l’acqua e il sale per cuocere la pasta e ci dilettiamo in sterili esercizi stilistici».
Ed ancora un’altra signora: «Ieri sera, passeggiando per Ortigia, mi sono accorta che ci sono troppe cose che non funzionano. Quindi invece di pensare ad un ponte pedonale, inutile secondo il mio modesto parere, rifarei illuminazione di tutte le strade di Ortigia, la pavimentazione che ruota intorno la fonte Aretusa, tutta l’illuminazione della strada che, passando davanti al solarium /ristorante, porta alla Marina. Tutte le basole di quella strada, completamente frantumate e pericolose… Ed una mega illuminazione sulle mura del lungomare di Levante. Ecco questo è il mio primo intervento.. Tanto Ortigia è ed Ortigia resta l’obiettivo di spendere sti bei soldini…».
Tanti messaggi negativi per far rinsanvire i pensieri unilaterali suicida del sindaco pro tempore, il quale si permette di fare il bello e cattivo tempo senza un consiglio comunale, rappresentante del popolo sovrano, che gli avrebbe fatto passare il piacere di sognare idiozie e ritornarsene a casa con la coda tra le gambe, e ahimè ancora noi tutti lo dobbiamo sopportare a dilaniare la città di Siracusa con frivolezze mentre la città soccombe.
Chi potrebbe fermare il soggetto pro tempore? Forse la magistratura riferita ai fondi regionali per ristrutturare Ortigia di quel PPO…dimenticato? Fondi ottenuti dal Comune destinati invece ad altri scopi istituzionalmente precisati, chi ha subito il sopruso? Sicuramente in questo caso Ortigia.
A questo punto riteniamo che potrebbe ravvisarsi una notizia di reato. Bene, la magistratura per vederci chiaro dovrebbe interessarsi nelle opportune forme prim’ancora si attui il ponticello privo di logica. Oppure è una notizia che potrebbe fare aprire un fascicolo presso la Corte dei Conti.
E’ una questione di coscienza e questo sindaco non ce l’ha. Chiusa questa parentesi ‘facebook incantato’ ritorniamo a discutere di argomenti di una certa consistenza e serietà.
E’ risaputo che le aree urbane gestite da una oculata politica creano un alto flusso di interazioni sociali ed economiche. Questo scambio continuo spinge all’innovazione e alla produzione di ricchezza. A renderlo possibile sono le reti sociali e infrastrutturali, che facilitano gli spostamenti delle persone e aumentano le possibilità di entrare in relazione. La maggiore esposizione agli stimoli sociali toglie le persone dall’isolamento, quindi dal rischio di soffrire di depressione. Quanto di questo esiste a Siracusa? Nulla, zero.
Siracusa ha quelle caratteristiche degli ambienti urbani che migliorano la salute mentale? Cosa aiuta le persone a imparare, collaborare e partecipare a un’azione collettiva positiva?
Alcune risposte ci mostrano come le città possa avere dei vantaggi per la salute mentale. Come ad esempio… embè noi non siamo né politici né profeti per avere risposte in mano, ma non impossibile per poterle avere con qualità innate…
Vedete, Siracusa non è dotata alcunché di infrastrutture; il modo in cui i cittadini potrebbero usarle per un aumento delle interazioni sociali, e di conseguenza a una spinta verso l’innovazione e la produzione di ricchezza, che non sono le piste ciclabili assenti da utenti.
Siamo nel campo della sociologia urbana, i suoi ambiti di ricerca sono le reti sociali; queste riguardano: le relazioni familiari, di amicizia, di servizi, di lavoro. Maggiori saranno le infrastrutture in città, maggiori saranno le opportunità di socializzare. Dunque l’alto numero di interazioni scongiurerebbe l’isolamento sociale, uno dei fattori di rischio per la depressione, di cui Siracusa soffre.
E’ risaputo, Siracusa ha pochissime infrastrutture, sia relative al trasporto insufficiente, assicurato dall’Ast lacunoso con mezzi a regime ridotto per il fabbisogno del territorio e soprattutto inquinanti, dovuto ad accordi Comune-Regione; sia quelle in grado di offrire attività ricreative. Di conseguenza, le persone saranno costrette ad affrontare dei tragitti più o meno lunghi per garantirsi interazioni maggiori e diversificate, vedi la moltitudine di periferie che si ritrova Siracusa (dove usufruire di una presunta pista ciclabile è pura fantasia).
La variabile che fa ricadere tutto sul cittadino è la sua capacità di spostarsi. Per esempio: possiede un mezzo di trasporto? È nelle sue possibilità il percorrere ogni giorno quelle poche stradine, impervie, per seguire dei corsi di formazione o praticare dello sport? In caso negativo, le sue interazioni socioeconomiche saranno circoscritte a quelle che la sua città diseredata potrà offrirgli. Basti pensare al differente stile di vita tra chi vive in un quartiere centrale piuttosto che periferico. Chi abita in un quartiere periferico, al di fuori del perimetro urbano, ogni giorno affronterà molte più difficoltà per potersi garantire gli stessi servizi di chi abita in un quartiere più curato di serie A.
Insomma, possiamo mettere sullo stesso piano l’isolamento di chi vive in un piccolo centro urbano, con quello di chi abita in un quartiere periferico. La possibilità o meno di far crescere la propria rete socioeconomica è uno dei fattori che possono innescare il disturbo depressivo. Gli ambienti urbani – concludono i ricercatori – cambiano il modo in cui le persone pensano e agiscono.
Un’urbanizzazione disordinata genera diseguaglianze sociali
Le denunce negi nostri editoriali parlano chiaro, l’urbanizzazione di Siracusa è avvenuta in modo disordinato: quartieri separati dal resto della città; mancanza delle infrastrutture basilari come strade, marciapiedi, l’illuminazione stradale o un’adeguata rete fognaria; assenza dei servizi primari come gli asili nido, le scuole o le aree verdi. Le comunità che ogni giorno fanno esperienza dell’isolamento, delle ineguaglianze e della povertà sono le prime a perdere fiducia nei confronti della politica e di Palazzo Vermexio, e a rappresentare una terra di conquista per le organizzazioni criminali.
Se ancora non si fosse capito i siracusani stanno vivendo un momento di grave crisi interiore con enorme difficoltà a svincolarsene e non riescono a trovare la strada maestra dello sviluppo e a socializzare ed entrare in contatto con altre persone, ad avere una cerchia sociale intorno a loro, siamo in evidente stato di allarme sociale e la causa è tutta di una cattiva gestione politica ultra decennale a qualunque latitudine sia di destra che di sinistra.
Ahimè è una questione di uomini di qualità che in città sono in pochissimi e quelli stessi se la defilano per non rimanere prigionieri nella maglia della mala politica e del mal costume locale. E’ tutta una questione di scelte e di qualità.
Le qualità di una persona sono le sue caratteristiche distintive – e possono essere buone o cattive. La proprietà determina la natura di una cosa. Insomma, come scriveva John Ruskin (scrittore, pittore, poeta e critico d’arte britannico): «La qualità e il talento non sono mai casuali; è sempre il risultato di uno sforzo intelligente».
Un sorriso,
Joe Bianca