In buona sostanza Siracusa dovrebbe avere una economia in parallelo come quella di Venezia. In quanto nella città di Archimede l’economia evidenzia un dislivello notevole, ad essere forte è quella industriale mentre quella turistica è lontana anni luce dal trovare una sua specificità e connotazione di qualità.
A Venezia quando si parla del Petrolchimico o di Porto Marghera si tende a pensare a realtà che hanno fatto storia. I numeri evidenziano in realtà una situazione in crescita e questo non solo grazie a un sistema produttivo legato all’industria tradizionale ma soprattutto grazie alle nuove professionalità e ai nuovi settori che stanno investendo sull’area.
Oggi a Porto Marghera sono attive 915 aziende che danno lavoro a 11.826 persone. Rispetto al 2017, quando erano 884, sono aumentate di 31 unità, facendo contare 776 lavoratori in più. Per rendersi conto di come sta evolvendo la situazione, nel 2015 le aziende attive a Porto Marghera erano 780 e gli addetti poco più di 10 mila.
Nuovi progetti per Porto Marghera
I sette progetti selezionati da Ivitalia sono quelli che rientrano nei parametri delle agevolazioni previste dal Mise per l’Area di crisi industriale complessa di Venezia. Sul tavolo romano, però, sono arrivati anche altre proposte legate alle energie rinnovabili, alle produzioni aerospaziali e alla logistica. Segno che l’ex area industriale di Porto Marghera continua a mantenere il suo appeal per gli investitori.
Gas liquefatto
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il carburante del futuro
Non è l’unica nuova attività che insiste sulle aree dismesse di Porto Marghera. Un altro recente investimento destinato a migliorare la qualità dell’aria che respiriamo e a cambiare il trasporto marittimo in breve tempo è quello di Venice LNG.
L’Azienda, nel suo progetto di realizzazione di un deposito di gas naturale liquefatto, ha investito ben 100 milioni di euro, anche in questo caso cofinanziati dall’Unione Europea. L’obiettivo? Traffico di navi “con riduzione quasi a zero delle emissioni di polveri sottili e di composti di zolfo compresa –si legge nella scheda tecnica del progetto – l’anidride solforosa, un gas tossico dannoso per la salute e l’ambiente”. Secondo una direttiva europea, entro il 31 dicembre 2025 navi e TIR dovranno poter disporre di una rete di punti di rifornimento di Gnl (gas naturale liquefatto).
«Sono convinto che ancora oggi l’area di Marghera potrebbe essere un polo industriale e logistico con straordinarie potenzialità, tali da creare enorme valore per la Grande Venezia, per il Veneto, per l’Italia. L’ho sempre pensata così, e oggi, con l’avvento dell’Industry 4.0 ci sono ulteriori ragioni. Ma bisogna passare all’azione. Ci vuole un piano strategico-industriale. E bisogna trovare le risorse, utilizzando la legge speciale per Venezia e mobilitando gli investitori privati, che potrebbero avere ritorni importanti». Parola di Pierpaolo Baretta, uno dei politici più noti e influenti a Venezia, in Veneto, a Roma. Deputato Pd dopo una lunga carriera di sindacalista nella Cisl, Baretta è attualmente sottosegretario all’Economia e alle finanze in attesa di una (molto probabile, secondo noi) riconferma.
Siracusa deve puntare sul turismo di qualità
L’altra faccia di Venezia oltre al Polo industriale di Marghera, come dicevamo ad apertura, si chiama turismo che genera ingenti introiti, alimenta un importante indotto socio-economico ed è senza dubbio un importante settore economico della città. La dinamica di crescita del settore e il dilagante carattere escursionista mordi e fuggi, hanno prodotto una condizione di acuta sofferenza per la comunità veneziana e per la struttura urbana; la situazione era ormai insostenibile. La capacità di carico era da tempo sorpassata e in alcuni giorni dell’anno sono stati letteralmente a rischio sia la sicurezza fisica delle persone che l’integrità del patrimonio artistico e architettonico.
Il solo mercato non può governare il futuro del settore turistico: la crescita del turismo di massa costituisce una penalizzazione per le categorie del commercio e della ricettività di qualità.
Venezia torna ad essere una città attrattiva per un turista non frettoloso e interessato, oltre che alla sua specialità storico-artistica-architettonica anche ad un modello urbano fondato sulla biodiversità socio-economica, sul diritto alla città vera, abitata, luogo d’arte e bellezza come dell’innovazione, della ricerca, della cultura e dell’ambiente, da vivere anche con una mobilità più lenta, ma rispettosa e funzionale. Va favorito cioè il turismo di qualità, sostenibile e capace di generare maggiori risorse sviluppando le diverse filiere turistiche: nella città storica, nelle isole e nel litorale e in terraferma.
Sarebbe sbagliato definire il turismo la nuova economia di Siracusa in contrapposizione con quella industriale il quale Pil in provincia raggiunge oltre il 70%. Sarebbe da imbecilli non considerare una economia parallela di crescita come l’esempio di Venezia.
Siracusa non può basarsi solo sul turismo, quest’ultimo può comunque essere uno degli ambiti principali su cui impostare il suo modello di sviluppo parallelo come Venezia. Sicuramente il più interessante e tra quelli in grado di generare posti lavoro per le nuove generazioni che scelgono di restare o di tornarvi.
Naturalmente occorre però cambiare strategie per attirare e trattenere più a lungo un modello di turista delineatosi negli anni sulle caratteristiche di quello straordinario “forziere” di beni culturali e tesori naturalistici che il nostro territorio è il più esteso in Sicilia. Ovvero un visitatore che esplora il territorio Siracusano, a partire dalla sua enogastronomia, si appassiona alle antiche tradizioni recuperate e ama immergersi nel verde e nel mare straordinario della Sicilia.
Alta attrattività e densità turistica: obiettivi raggiungibili a condizione che si avviino sinergie tra pubblico e privato: il tanto evocato ma ancora poco o per nulla attuato «fare rete» tra istituzioni, operatori e imprese attraverso «best practice» capaci di utilizzare e valorizzare il grande capitale umano della regione.
Sono molti i nuovi turismi su cui anche Siracusa può puntare con più decisione. Il turismo congressuale e quello medico, per esempio.
«Smettiamola con la panzana che la bellezza salverà il mondo. La metafora va rovesciata: siamo noi a dover salvare la bellezza», dice Paolo Inglese, direttore del Sistema museale d’Ateneo di Palermo, citando una recente frase del critico d’arte Salvatore Settis. «Ma a cosa valgono tali propositi se all’Ars viene presentato un emendamento con cui ripristinare l’edificabilità entro i 150 metri dalla costa? Il fatto è che, sottolinea Inglese, il turismo non è un osso da spolpare, ma un organismo da nutrire. Per questo l’Università di Palermo lavora in direzione di un sistema pubblico-privato basato sulla corresponsabilità e capace di mettere in relazione sistema agricolo e sistema turistico. Per ottenerlo servono competenze, che vanno formate».
Da qualche anno l’Ateneo di Palermo offre un corso di laurea magistrale in turismo e un master in management per l’ospitalità turistica e il settore del food and beverage, in collaborazione con la Florida International University di Miami.
A Siracusa si progetta invece un sistema istruttivo-informativo superato con i corsi di laurea in Beni culturali anziché essere lungimiranti così come hanno fatto altrove inventandosi nuove attività da business riguardante l’ospitalità turistica. La verità è quella di una politica deleteria in preda al delirio di una pletora di soggetti che sono vogliosi di fare il sindaco per annoverarsi nella lista di stipendiati comunali dell’inutilità collettiva.
Purtroppo molte delle magagne della nostra vita pubblica derivano dal fatto che gli uomini politici al peccato veniale di nulla sapere della tecnica degli istituti a cui sono preposti, aggiungono per lo più il mortalissimo peccato di essere ignari oziando della loro speciale materia, che è quella politica. La preparazione che gli attuali politici hanno all’alto ufficio è davvero miseranda. I Siracusani dovrebbero indossare una sveglia sul collo per tenerli sempre vigili e attenti per non sbagliare sul prossimo candidato a sindaco. Ahinoi!
Un sorriso,
Joe Bianca