Skip to content Skip to footer

510 milioni di euro. Le industrie investono nel Siracusano

Per analizzare l’economia di un territorio occorre una buona conoscenza dei principali avvenimenti della storia contemporanea Siracusana, cioè degli avvenimenti dei secoli XIX. Nell’ultimo secolo la provincia di Siracusa ha subito mutamenti economici e sociali tali da riflettersi profondamente sull’organizzazione del territorio. L’invito ad approfondire le tematiche di storia del XIX e XX secolo, correlate soprattutto alla storia della città, della campagna, dell’industria, delle reti territoriali, al fine di acquisire gli strumenti metodologici per un’analisi consapevole del presente attraverso la conoscenza del passato. La storia dell’economia e del territorio quella della produzione agricola e quella della pesca. La popolazione lacerata dai conflitti mondiali, a Siracusa la situazione economica e sociale si presentava più che disastrosa: al crollo dei consumi corrispondeva quello di ogni genere di produzione. Approntate le prime emergenze della ricostruzione, si iniziò a studiare il modo con cui far ripartire l’occupazione e trasformare l’economia. Il primo novembre 1944 nacque il decreto legislativo n. 367 che permetteva finanziamenti di industrie per la ripresa economica del Paese in tutto il territorio nazionale, con proprie disponibilità, finanziamenti industriali fino a 25 miliardi di lire, di cui un miliardo riservato alla Sicilia. Dalla tecnologia medievale alla rivoluzione industriale, il sistema di fabbrica e nesso salariale e il decollo industriale dell’Italia e nel Siracusano.

La nascita del Polo petrolchimico più grande d’Europa, se da un lato può considerarsi un obiettivo importante per Siracusa e per la Regione siciliana ha però prodotto nel corso degli anni, una serie di problemi legati al rinnovamento e manutenzione «fermate» nell’ottica di miglioramento ed anche di riconversione industriale a tutela della salute delle popolazioni a contatto con le aree industriali.

Non è facile pianificare il futuro di un complesso industriale così grandioso, i cui impianti occupano aree estesissime. L’assenza di una concreta politica industriale siracusana e regionale non consente previsioni. Nella sua espansione, l’area del polo, è arrivata ad essere la più industrializzata sia in Italia che in Europa.

In questo quadro a tinte fosche da un lato l’improvvisa ricchezza prodotta dall’industrie che assorbono lavoro dall’altra il territorio ha smarrito una propria politica industriale. E in effetti persino sul termine c’è una confusione, a cui ha non poco contribuito l’ultima fase della politica siracusana e regionale, stretta tra le esigenze di austerità ed un pervicace liberismo ideologico. Si parla di politica industriale in modo discontinuo.

L’assenza di una strategia di politica industriale è anche funzione di un’interpretazione della crisi che enfatizza l’elemento congiunturale, esogeno, in cui il ruolo determinante è attribuito alle dinamiche della finanza pubblica e dei mercati finanziari internazionali. La crisi è però anche e soprattutto altro, viene da più lontano dei problemi della finanza e ha implicazioni di lungo periodo.

Ciò a cui noi oggi assistiamo è in effetti l’ancora incompiuta ridefinizione delle nuove catene globali del valore, che si ridisegnano in funzione delle eccellenze produttive e tecnologiche espresse dai nuovi grandi paesi industrializzati (Bric e altri). Gli apparati produttivi di tutti i grandi paesi industrializzati sono oggi dunque in un processo di riposizionamento, i cui esiti non sono predeterminati né prevedibili sulla base di assunti semplificati.

E’ chiaro che il tema dello sviluppo e della sicurezza sono da sempre temi di maggiore attenzione all’interno del Polo industriale Siracusano con l’obiettivo di provare a trovare una sintesi che possa essere di interesse non solo per l’Isab Lukoil la cui fermata di manutenzione ha comportato un investimento di oltre 160 milioni di euro o per l’industria, neanche per la Regione ma che possa essere una sintesi di interesse per il nostro territorio, cioè qualcosa che possa essere tangibile a livello di qualità dell’aria sicuramente superiore a quello attuale. Occorre guardare al futuro, non ci dobbiamo fermare sulle cose che sono successe ma guardare a quello che è successo come un elemento di partenza verso un nuovo futuro.

Di recente investimenti rilevanti sono stati condotti con i 90 milioni di Versalis; 10 milioni di Sasol; nel 2020  i 250 milioni di Sonatrach e 160 milioni di Isab Lukoil per un totale di 510 milioni di euro privati. Investimenti solo di manutenzioni straordinarie, ma anche di interventi annuali significativi di ordinaria manutenzione che tutte le aziende del Polo concretizzano. L’obiettivo comune deve essere di provare a trovare una sintesi che possa essere di interesse non per l’industria, neanche per la Regione ma che possa essere una sintesi di interesse per il territorio Siracusano.

Nel periodo del lockdown i dati diffusi dall’Istat e dell’Osservatorio sui bilanci delle grandi aziende ci hanno confermato il quadro di una provincia che è riuscita a reggere l’impatto del Covid meglio che altrove grazie ai suoi settori tradizionali industriali. Un risultato positivo e che ci deve spingere a una serie riflessione sul futuro della nostra industria la quale, come d’altra parte sapevamo, è ancora protagonista nella produzione della ricchezza complessiva.

Basta! Tempo scaduto nell’essere catastrofisti, nel parlare di presunto smantellamento o smobilitazione delle grandi aziende. Basta continuare a puntare il dito contro chi oggi, nonostante la grande crisi economica mondiale e pandemica pianifica il proprio futuro nel polo siracusano, assicurando continuità economica, lavorativa e qualità dell’aria. Basta cantare il de profundis alle industrie che investono fiumi di denaro privato e il territorio essere visionario di scenari alternativi a chi fino adesso e domani ha sostenuto e continuerà a sostenere la nostra economia. Basta con il dogma economia! Occorre trovare una sintesi con il dialogo nell’ambito di una crescita all’unisono e guardare come un elemento di partenza verso un nuovo futuro.

Un’economia parallela industria-turismo, Venezia docet con alle spalle il porto Marghera (altro polo industriale d’avanguardia in Europa alla pari o meno di quello Siracusano) tutto è possibile ma occorrono le giuste strategie. Però adesso punto. Basta catastrofismi.

Un sorriso,
Joe Bianca