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Siracusa, la città dei silenzi e delle opacità

Siracusa continua a offrire l’immagine di una città schiacciata tra malaffare, politica opaca e silenzi compiacenti. Non si tratta più di singoli episodi, ma di un sistema che cambia i protagonisti, mai la sostanza.
Lo abbiamo visto a Melilli, con il sindaco e deputato regionale Giuseppe Carta indagato per l’impianto TMB e i terreni dei familiari al centro dell’inchiesta. Lo abbiamo rivisto nella maxi truffa del gruppo Onda, quasi 6 milioni di euro spariti tra bancarotta e autoriciclaggio, con l’ex assessore Fabio Granata finito nell’elenco degli indagati. E riecheggia ancora il fantasma del “Sistema Siracusa”, quella commistione letale tra magistrati, avvocati e imprenditori che ha tentato di piegare persino il pianoro dell’Epipoli agli interessi privati.

Ma non si vive di soli grandi scandali. Le crepe più profonde si vedono proprio dentro Palazzo Vermexio, dove l’ordinario diventa straordinariamente grave. Il sindaco Francesco Italia è stato toccato da più vicende giudiziarie:

A Siracusa non si soffre soltanto di maxi inchieste e corruzione. Anche il cuore civico di Palazzo Vermexio mostra fragilità profonde.
Il sindaco Francesco Italia è stato toccato da più indagini:
• 2016 → mancato diserbo del monumento di piazza della Vittoria, dove i resti archeologici del tempio di Demetra e Kore restano soffocati dalle sterpaglie.
• 2022 → la gestione del Centro raccolta Arenaura, al quale veniva contestato di avere firmato un’autorizzazione all’apertura del Ccr (centro comunale di raccolta, ndr) senza ne avesse i requisiti.
• 2024 → inchiesta Apecalessini, scoppia la vicenda Apecalessini, per presunto voto di scambio, la Procura aveva aperto un’inchiesta al momento a carico di ignoti.
• 2025 → E ora un’altra tegola si abbatte sul primo cittadino: il quarto caso di presunto reato di danno erariale sotto la sua guida, legato allo scandalo rifiuti. Il Comune ha di fatto “salvato” la società Tekra, non applicando le penali per i servizi non resi, e scaricando invece sui cittadini il peso economico: oltre 1 milione di euro da pagare in più.

Sull’argomento interviene ‘Noi Moderati’ Coordinamento Siracusa: «Per capitolato si intende un documento tecnico-amministrativo che definisce le caratteristiche di un’opera, un servizio o una fornitura, specificando obblighi e diritti di committente e appaltatore, standard di qualità, materiali e tecniche. A leggerlo, quello in essere dal luglio 2020 tra il Comune e la Tekra appare molto dettagliato soprattutto laddove prevede una serie di sanzioni a carico della Tekra qualora non vengano osservate le modalità di esecuzione del contratto di appalto.

«Il mancato raggiungimento della prevista percentuale (65%) di raccolta differenziata, continua Noi Moderati, andrebbe sanzionata con € 10.000 per ogni mese di ritardo; il mancato svuotamento dei cestini portarifiuti comporterebbe l’applicazione di una sanzione di € 20,00 per contenitore e per giornata; per il personale in servizio che non indossa la divisa regolamentare e che non usa dispositivi di protezione individuale la sanzione prevederebbe € 20,00 per addetto e per giornata. L’ammontare delle penalità dovrebbe essere trattenuto dal Comune sul primo rateo di pagamento in scadenza. Non a caso, abbiamo usato tanti, troppi condizionali in quanto l’attività sanzionatoria risulta quasi nulla. Evidentemente per il Comune di Siracusa il servizio è svolto in maniera inappuntabile e, quindi, non sussistono i presupposti per l’applicazione delle penali. Il Comune, ancora, non chiede conto a Tekra delle somme, pur rilevanti, destinate alla formazione di una coscienza ambientalista nelle scuole. La mancata riscossione delle penali potrebbe integrare gli estremi di un danno erariale. La recente reintroduzione, in alcune zone della città, dei cassonetti per l’indifferenziato, appare come un alzare bandiera bianca. In definitiva, conclude Noi Moderati, il Comune (alias i cittadini) paga, la città è un “tantino” sporca, di contro la Tekra riscuote mensilmente per il proprio servizio»
La vicenda è esplosa alla Regione, dove il deputato Ismaele La Vardera (Controcorrente) ha presentato un’interrogazione urgente all’Ars. La denuncia è chiara: contratto disatteso, nessun controllo, tasse sui rifiuti alle stelle e città nel degrado.

Il filo conduttore è sempre lo stesso: superficialità e opacità. Un’amministrazione che chiude gli occhi, e la magistratura anche; una politica che si rifugia nei cerimoniali, mentre la vita quotidiana dei cittadini diventa più difficile e più cara. Qualcuno grida alla connivenza (?!?).
La questione non è solo giudiziaria: è morale e sociale. Perché da una parte chi governa sembra godere di una impunità di fatto, dall’altra il cittadino comune paga immediatamente per ogni infrazione. Un contrasto che corrode la fiducia nelle istituzioni e alimenta un degrado civico sempre più profondo.
Siracusa non può continuare a sopravvivere nell’illusione del ‘tanto non cambia niente’. Serve coscienza civile, partecipazione e coraggio. Serve dire basta. Non bastano i post indignati sui social, non bastano le cerimonie ufficiali: occorre una ribellione civile fatta di trasparenza, controllo e responsabilità.
Perché la vera emergenza, oggi, non sono solo gli scandali, ma la rassegnazione. E una città rassegnata è una città che muore.

Intanto riflettori puntati sulla politica. Cosa accadrà nei prossimi mesi e nei prossimi anni nella politica siracusana?
Il periodo cruciale da prendere in considerazione è la primavera del 2027, quindi tra solo un anno e mezzo.
In quel periodo si voterà infatti sia per il rinnovo dell’assemblea regionale siciliana e sia per il parlamento nazionale.
Se il sindaco Francesco Italia e il presidente della provincia Michelangelo Giansiracusa vorranno candidarsi o per cercare di andare a Palermo o per tentare di volare a Roma dovranno, come impone la legge, dimettersi preventivamente dalle cariche che ricoprono attualmente e di conseguenza si voterà nel 2027 anche per il Comune di Siracusa, mentre cadrà il governo della Provincia.
Lo scenario si sta ormai delineando: ovviamente le poltrone più ambite sono quelle per il parlamento nazionale, anche e soprattutto perchè non ci dovrebbero essere le preferenze (salvo sorprese da parte della Meloni) e la scelta di chi verrà eletto sarà quindi effettuata soltanto dai capi partito.
Resteranno i collegi o si voterà solo per liste di partito, con la proporzionale? E quale sarà la soglia di sbarramento? Verrà davvero ridotta come la Meloni vorrebbe, per consentire a Calenda di potersi candidare da solo e quindi staccarlo definitivamente dalla coalizione di centrosinistra?
Se resteranno i collegi, nei nostri collegi sembrano scontate le riconferme alla Camera dell’avolese Luca Cannata e del vittoriese Salvo Sallemi, entrambi di Fratelli d’Italia.

Per le liste bloccate gli aspiranti sono davvero tanti: in primo luogo Francesco Italia, che risulta al momento dirigente di Azione di Carlo Calenda ma che è nei fatti molto vicino a Peppe Carta e Raffaele Lombardo, quindi all’Mpa che a livello nazionale è a sua volta federato con Forza Italia. Ma la strada verso Roma dell’attuale sindaco di Siracusa appare sbarrata proprio dall’aspirazione di passare dal parlamento regionale a quello nazionale dell’attuale sindaco di Melilli Giuseppe Carta, che appare, al momento, il vero dominus della politica aretusea.
Aspirano ad un seggio a Roma per Forza Italia anche il modicano Nino Minardo, il rosolinese Giuseppe Gennuso e l’uscente senatrice Daniela Ternullo. Forza Italia si strutturerà come partito o continuerà ad essere, in pratica, un comitato elettorale gennusiano, soprattutto dopo la nomina del segretario provinciale Corrado Bonfanti alla presidenza del Cumo, il Consorzio universitario con sede a Noto, trampolino ideale per una candidatura a sindaco della bella città del barocco?
Nel Pd scontata la ricandidatura di Antonio Nicita al senato, mentre nella Lega potrebbe tentare anche qualcuno che attualmente non milita nel partito di Salvini e che sarebbe ingolosito da questa chance. Se resteranno i collegi e proseguirà il campo largo con Pd e Movimento 5 Stelle, a Siracusa nulla sarà scontato, soprattutto alla luce delle attuali feroci lotte intestine all’interno del centrodestra, tra Fratelli d’Italia da un lato e Mpa, Forza Italia, Lega dall’altro. In tale contesto cosa farà l’attuale vicesindaco Edy Bandiera? Su quale scialuppa cercherà di saltare per garantirsi un futuro politico? Gli spazi sono ristretti, anche perchè per la sindacatura di Siracusa si fanno altri nomi e non il suo, che paga anche il fatto di essere stato assessore regionale in quota Forza Italia nel governo di Nello Musumeci e di non aver fatto nulla di positivo per Siracusa e per la sua provincia.
Per il Movimento 5 Stelle il deputato regionale uscente Carlo Gilistro cercherà di difendere il seggio attuale, mentre alla Regione per il Pd saranno candidati Spada, Bonomo, Stefio e Amenta e nell’Mpa, se a Carta riuscirà a superare gli attuali problemi assai rilevanti e spiccherà il volo a Roma, si potrebbero contendere il possibile seggio Michelangelo Giansiracusa e Marco Zappulla, attuale assessore ai servizi sociali di Siracusa. Da tenere in conto la lista Controcorrente di Ismaele La Vardera, che potrebbe occupare lo spazio già di Cateno De Luca, che proprio nella nostra provincia mancò la conquista del seggio regionale per una manciata di voti. Si parla con insistenza di un imminente ingresso di consiglieri comunali del capoluogo e della provincia nel neonato gruppo dell’ex Iena.
Fantapolitica? Non proprio, la situazione è in costante evoluzione ma gli sviluppi futuri non si discosteranno da questo quadro d’insieme.

Un sorriso,
Joe Bianca