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Senza vie di fuga è tracollo totale

Il viadotto di Targia abbandonato che da Scala Greca si affaccia sulla zona industriale

A Siracusa c’era un tempo un viadotto importante, unica via d’uscita a Nord del centro abitato, classificata come via di fuga: era il viadotto di Targia che da Scala Greca si affaccia sulla zona industriale.
Ma la realtà corre sul filo del rasoio. Correva l’anno 2000 il servizio-denuncia pubblicato sulle colonne di LIBERTA’, la prima inchiesta sullo stato di salute del Ponte della Targia corredata da ampie fotografie che ritraevano la struttura in cattive condizioni statiche, con il cemento armato sgretolarsi e i ferri dell’armatura arrugginiti.
Il Ponte fu costruito negli anni ’60 dall’Anas e da allora la città ebbe nuova energia si abbellì l’ingresso Nord migliorando la viabilità con la veduta del mare. Insomma, l’ingresso della città, rappresentava un buon biglietto da visita invidiabile.
La struttura successivamente fu ceduta all’ente Provincia che consegnò l’opera al Comune di Siracusa, parliamo di 25 anni fa circa, che di fatto ne è divenuto proprietario. Nel periodo dell’allora amministrazione Bufardeci, nel 2005 si ebbe a presentare un progetto di manutenzione straordinaria di circa 1,5 milioni di euro, ma i finanziamenti dalla Regione non arrivarono. In questi lunghi anni il Ponte non ha subito alcuna manutenzione fino ad ammalorarsi tra il 2013 e il 2015. Nel febbraio 2013, si dette incarico di una perizia al professore Antonio Badalà, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni presso la Facoltà di Ingegneria di Catania che ne stabilì il cattivo stato di conservazione e successivamente i responsabili ed i tecnici comunali ne predisposero l’interdizione al transito dei mezzi pesanti, il restringimento ed il senso unico della corsia di marcia.
Dopo poco tempo la struttura iniziò a dare segni di sofferenza, verificando leggeri movimenti sussultori al passaggio di mezzi pesanti e al traffico veicolare leggero con l’inevitabile chiusura con gli enormi disagi alla circolazione, la frazione di Belvedere docet.
Era luglio 2014 quando in una dichiarazione l’assessore regionale Maria Rita Sgarlata assicurò che entro la fine del 2014 sarebbero iniziati i lavori di demolizione del viadotto; poi il silenzio.
Un malessere generale pervade Siracusa, traffico impazzito, cittadini inferociti, quando si fa strada la lungimiranza dell’amministrazione Giancarlo Garozzo, con l’assessore ai lavori pubblici, Alfredo Foti: è la svolta. La soluzione temporanea è la costruzione di una seconda bretella in “terra armata”. Costerà all’amministrazione circa un milione di euro e per realizzarla stornò somme da un progetto già avviato ma che, ritenne, potesse attendere: la nuova caserma dei vigili urbani.
Si chiamerà “terra armata” la tecnologia impiegata per la costruzione della seconda bretella del Viadotto Targia. Questa tecnologia viene usata per la costruzione di opere di sostegno delle terre e permette di realizzare spalle di ponte e muri di sostegno per strade, autostrade e ferrovie.
Intanto la principale via di fuga della zona nord della città a ridosso e a servizio anche di quello che fino a pochi anni fa era il più importante polo petrolchimico d’Europa è caduta nel dimenticatoio e con essa la tanta strombazzata Protezione Civile che di Siracusa non gli è importato proprio nulla.
Nel giugno 2015 il viadotto di Targia viene aggiunto alla cosiddetta «lista» di opere prioritarie che il Dipartimento Regionale di Protezione Civile vuole finanziare. L’obiettivo è quello di velocizzare i tempi di stanziamento dei fondi necessari ai lavori di intervento sul ponte, costo dell’opera 5,7 mln di euro necessari al recupero del ponte. A renderlo possibile una rimodulazione dei fondi residui della legge 433 del ’91 (fondi destinati alla ricostruzione post- terremoto del ’90) ma tutto taceva.
E veniamo ai giorni nostri, cioè con l’amministrazione dell’attuale Italia. E questo nel silenzio assordante dei deputati regionali e dei sindaci del siracusano e con l’aggravante del voto favorevole in giunta regionale dell’assessore siracusano Edy Bandiera.
Spariscono così 4 milioni per il viadotto di Targia, inizialmente finanziato con 5,1 milioni scesi ora a 1 (“Lavori di riqualificazione e consolidamento strutturale del viadotto di accesso lato nord alla città di Siracusa sul tratto comunale della ex SS 114 Siracusa-Catania”).
E senza alzare un dito il sindaco pro tempore Italia tace allo scippo della somma per ricostruire il viadotto. Le colpe del sindaco Italia sono evidenti non le può scaricare a nessuno (o forse passato tra le fila del centrodestra dato che è stato favorevole alla vittoria del candidato a sindaco di Augusta Giuseppe Di Mare; non è dato sapere).
Altra prodezza intuitiva dell’amministrazione di centro sinistra (Garozzo) è stata la demolizione del ponte dei Calafatari, anche questo un troncone prefabbricato in calcestruzzo poggiato su ambo le sponde, mai manutenzionato, lasciato al suo destino. Che tristezza in questa città. Senza viadotto di Targia, senza ponte dei Calafatari, via di fuga di Ortigia, e manca un piano di emergenza di Protezione Civile con l’area attendamento. E infine la città subisce un tracollo nell’indifferenza totale dei Siracusani.

Un sorriso,
Joe Bianca