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Provincia elegge il nuovo presidente del dissesto

Si svolgono stamane, domenica 27 aprile, in Sicilia, le elezioni di secondo livello per scegliere i presidenti e i consiglieri dei Liberi consorzi comunali di Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani e i componenti delle assemblee delle Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina.

Lo stabilisce il decreto del Presidente della Regione, Renato Schifani, su proposta dell’assessore regionale alle Autonomie locali e alla funzione pubblica, Andrea Messina, pubblicato sul portale istituzionale.

Hanno diritto di voto gli organi elettivi comunali in carica alla data delle elezioni degli enti di area vasta. Le operazioni elettorali si svolgeranno nell’intera giornata odierna, dalle 8 alle 22.

Sarà un passo avanti rispetto alla gestione commissariale e chiuderà una vicenda sui cui, negli ultimi anni, si sono riversati un numero vertiginoso di atti normativi, amministrativi e sentenze. Le Province sono state abolite e sui Liberi consorzi, che avrebbero dovuto prendere il loro posto, non si fece nessun passo avanti. Riemerse ma non del tutto, le stesse Province, commissariate, sono rimaste soltanto per pagare il personale e per realizzare poco altro.

Ciò non ha impedito al legislatore regionale di proporre, come nel 2023 (ddl. n. 319-97), una modifica dell’ente intermedio introducendo di nuovo l’ente Provincia, con la previsione dell’elezione diretta per il Presidente e il Consiglio provinciale, con il passaggio dal ‘regime di gratuità’ delle cariche al regime di onerosità. La frammentazione della maggioranza che regge il governo Schifani ha però paralizzato questo ulteriore tentativo di riforma.

Quindi nulla sarà come prima dopo queste elezioni provinciali. I candidati sono due: Michelangelo Giansiracusa, sindaco di Ferla, sostenuto da una vasta area centrista, comprendente Dc, Mpa, Lega, Azione ed i fedelissimi del parlamentare regionale, Carlo Auteri, eletto nelle liste di FdI ma ormai nel gruppo misto dopo la sua autosospensione dal partito. L’altro è Giuseppe Stefio, sindaco di Carlentini, appoggiato da Pd, M5S, e AVS.

L’ammucchiata intorno al candidato Michelangelo Giansiracusa, ufficialmente espressione di Azione di Carlo Calenda, ma nei fatti sostenuto soprattutto dall’alleanza Carta-Auteri, si troverà a dover accontentare i tanti che da tempo aspettano un adeguato riconoscimento: da Alessandro Spadaro, deluchiano di Bandiera, a Franco Zappalà che, sia pur indebolito, attende una presenza in giunta al Vermexio, a Giovanni Cafeo, leghista a Palermo e a Roma ma a Siracusa attento a non essere subordinato ad un centrodestra privo di una guida certa e riconosciuta.

Ci riuscirà il sindaco Francesco Italia? Ne dubitiamo, anche perché ora dovrà fare i conti con lo stesso Giansiracusa, che farà a poco a poco valere il nuovo, importante reale e offuscherà la figura del primo cittadino di Siracusa, come è accaduto la stessa parabola discendente di Garozzo che propose come sindaco Italia per essere offuscato dopo ingiustamente.

E per non andare lontano Bufardeci che candida il suo migliore amico Visentin che successivamente è infedele. Come si vede a Siracusa si ripete lo stesso copione, adesso potrebbe toccare a Italia. La città dei delfini ingrati porta male; lungi il riferimento ai delfini della moneta antica pregiata di Siracusa dove vengono ritratti con Aretusa.

Italia infatti va verso la scadenza del suo ruolo di sindaco e non potrà più ricandidarsi essendo già al secondo mandato. Davanti a lui tre sole prospettive: o candidarsi alle regionali, o alle nazionali oppure ritirarsi in buon ordine come hanno fatto prima di lui altri sindaci di Siracusa come Fatuzzo, Visentin e Garozzo. Alle regionali la strada è sbarrata da Carta, alle nazionali da Cannata (appare impensabile che a un siracusano si dia una chance di elezioni nella lista proporzionale della Sicilia Orientale di Forza Italia). Una soluzione potrebbe essere per lui quella di andare a fare il capo di gabinetto a Michelangelo Giansiracusa alla Provincia.

Si invertirebbero così i ruoli attualmente ricoperti, visto che proprio Giansiracusa è l’attuale capo di gabinetto di Italia. Sembrerebbe inverosimile ma in effetti non lo è: si sa che la politica è mutevole e che chi oggi è alle stelle presto può precipitare nelle stalle. E Giansiracusa, astro nascente della politica aretusea, non si dimenticherebbe di certo del suo attuale capo al Vermexio, o forse no.

Il centrodestra, che trionfa nelle elezioni nazionali e regionali anche nella provincia di Siracusa, si è sgretolato in maniera tanto devastante quanto inaspettata. Fratelli d’Italia ha perso la leadership che sarebbe naturale, vista la caratura nazionale del suo leader Luca Cannata. Ma, evidentemente, l’inadeguatezza di un quadro dirigente locale che era già emersa nelle ultime elezioni comunali di Siracusa e di Pachino, non poteva alla lunga che condurre a questo disastro per il partito della Meloni.

Luca Cannata dovrà lavorare parecchio per ricostruire le fondamenta di un partito che appare indubbiamente inadeguato, tanto da non coinvolgere in alcun modo nuova classe dirigente. Cannata ha le capacità per riuscirci ma dovrà lavorare parecchio anche per far comprendere ai suoi che non si tratta più di avere a che fare con il vecchio Msi.

Due riflessioni finali

– La prima. I partiti, dopo l’abolizione del finanziamento pubblico (l. n. 13/2014), si sono messi alla «ricerca» di forme alternative di remunerazione dei professionisti della politica. Cosicché, senza nessuna remora, discostandosi dal modello nazionale, la trasformazione delle Province operata in Sicilia mirava a moltiplicare e creare «posti di lavoro» aggiuntivi.

– La seconda. Nell’era di una politica priva di spazio e qualità morali, i partiti dovrebbero farsi portatori almeno di buona amministrazione locale, recuperando il rapporto con le realtà territoriali come organizzazioni capaci di buona amministrazione. I partiti dovrebbero impegnarsi con proposte concrete, basate su analisi complete dei fattori e delle condizioni esistenti, delle cui assumersi come soggetto politico la responsabilità culturale e amministrativa. In queste condizioni, il ritorno delle Province, enti intermedi, come sono stati sempre definiti, di area vasta, potrebbe ridare utilità alla logica della sussidiarietà, del principio per il quale se un ente più prossimo ai cittadini è in grado di farsi carico e di risolvere i loro problemi, gli altri, lo Stato e le regioni, devono lasciar fare.

Inoltre la ex Provincia Regionale di Siracusa ha ufficialmente dichiarato il dissesto finanziario, formalizzando un default che aveva già avuto inizio nel 2018 con la delibera del Commissario Straordinario. L’ente si trova ora in una situazione di default, con debiti per circa 280 milioni di euro. La procedura di dissesto era stata avviata il 16 aprile e la deliberazione di default è diventata esecutiva dopo il parere dei revisori dei conti. Si attende ora la nomina del commissario straordinario da parte del Ministero dell’Interno.

In sintesi, la provincia di Siracusa è fallita a causa di un dissesto finanziario, dopo aver affrontato una situazione di default che risale al 2018. Altresì i dipendenti diretti sono tutelati, non rischierebbero cioè di perdere il posto di lavoro. Ma potrebbero essere destinati ad altri uffici, in altre province. A rischiare grosso sono gli 84 lavoratori della società in house Siracusa Risorse, privi di ogni copertura in quella ipotesi. Per loro un paracadute normativo non c’è.

Un sorriso,
Joe Bianca