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Intercettazioni, un mercato nero: riflettori sulla Procura aretusea

La padronanza di sé nei casi eccezionali ci abitua a trattare con dissimulazione anche i casi ordinari e ci inclina ad estendere sugli altri quel dominio che esercitiamo su noi stessi, per indennizzarci in un certo modo delle nostre privazioni intime con le conquiste esteriori’ scriveva Wolfang Goethe, nel romanzo ‘Le affinità elettive’.

Forse è quello che è accaduto ai soggetti: Massimo Romanelli e Salvatore Malfa che hanno gestito la ‘Gr sistemi’, colosso che fornisce i servizi di intercettazioni a molte Procure italiane, compresa Milano, sono indagati a Catania per concorso in accesso abusivo a un sistema informatico.

La società non è coinvolta nell’inchiesta. Con Romanelli è iscritto nel registro degli indagati anche Salvatore Malfa che per molti anni è stato responsabile operativo della Gr sistemi a Siracusa.

Le intercettazioni  preventive a Siracusa

Alle volte la padronanza di soggetti addetti alle intercettazioni preventive che sono comunicazioni captate all’insaputa dei conversanti, ma non utilizzabili a fini di prova e non autorizzate da un giudice ma dal solo pubblico ministero – previste dall’art. 226 disp. att. c.p.p. – utili esclusivamente a fini investigativi. Come dire, funzionali a comprendere se il reato è nella mente del suo ideatore, salvo poi rimandare la ricerca della prova del suo verificarsi e delle responsabilità del suo autore ai “veri” mezzi di ricerca della prova (tra i quali le intercettazioni vere e proprie, autorizzate dal Giudice per le indagini preliminari).

Scienza e verità per alcuni sono due concetti identici. La vita quotidiana è un superficiale groviglio di menzogne. Tanti passanti, tanti bugiardi. Si detesta la menzogna, mantenersi fedele alla verità.

Quello delle intercettazioni preventive, che nella prassi degli uffici giudiziari è fortunatamente quasi inesistente: esse sono normalmente ricollegabili ad ipotesi in cui le intercettazioni legalmente autorizzabili da un Giudice non potrebbero essere neppure ipotizzate per carenza di uno dei loro presupposti legali. Ad esempio si potrebbe ricorrere ad una intercettazione preventiva per verificare le parole del c.d. informatore o fonte confidenziale, la cui identità resti non rivelata dall’agente di pubblica sicurezza, ipotesi che, viceversa, è severamente vietata per l’accesso all’intercettazione legale.

Il fascicolo  della Procura  di Catania

Nel fascicolo d’inchiesta della Procura etnea, anche un ufficiale della guardia di finanza, Dario Bordi, recentemente nominato a capo del Gico di Napoli: secondo l’accusa Malfa, su richiesta del finanziere, aveva installato i suoi apparati negli uffici della compagnia delle Fiamme gialle di Siracusa. E in questo modo venivano abusivamente intercettati gli stessi finanzieri sottoposti a Bordi. L’inchiesta, scrive il Fatto Quotidiano che pubblica oggi la notizia che ha trovato conferme in fonti giudiziarie, è stata chiusa dalla Procura di Catania e riguarda il servizio svolto dalla Gr sistemi per la Procura di Siracusa. Ma in questa storia della Guardia di Finanza che intercetta la Guardia di Finanza rivelata dal Fatto Quotidiano c’è di più che l’ennesimo caso di spionaggio. Perché gli accusati, secondo la procura, accedevano anche ai software per l’ascolto delle intercettazioni.

Bucati in 51 casi  dal 5 settembre al 30 gennaio 2021

Quel giorno a Malfa viene sequestrato il telefono. Perché, sempre secondo l’accusa, «rivelava a Romanelli notizie d’ufficio che dovevano rimanere segrete. Inviandogli attraverso Whatsapp fotogrammi estrapolati da servizi di intercettazione video-ambientale in corso. E comunicandogli anche dove erano installati i sistemi di ascolto. Malfa accedeva anche fino al 2017 a sistemi informatici come Omnilog e G-tel. Ascoltando così i contenuti delle captazioni. E senza essere formalmente assunto dalla GR Sistemi.

I capi d’imputazione sono in totale 32

Tra gli indagati c’è Giuseppe Giliberto, sostituto commissario in servizio presso la Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura di Siracusa. In concorso con Malfa, scrive l’accusa, «asserviva stabilmente la propria funzione agli interessi privati del concorrente in cambio della reciproca soddisfazione delle rispettive richieste». Giliberto faceva ricerche nella banca dati Sdi per i precedenti di polizia dei nominativi indicati da Malfa. Il quale invece gli dava informazioni sulle intercettazioni. E, in un caso, persino il numero di telefono e l’Imei del cellulare di un latitante. Per fargli acquisire informazioni utili alla cattura di Stefano Rizzotto. E «nella prospettiva di conseguire titoli di merito funzionali all’accrescimento del suo prestigio professionale ovvero della sua considerazione nella comunità lavorativa». In un altro caso Malfa rivelava a un poliziotto e ad alcuni carabinieri un’indagine su un brigadiere accusato di violenza sessuale.

Si scopre una riunione massonica

Agli atti c’è anche una “riunione massonica”. Ovvero un evento collegato a un’indagine in corso. Malfa il 3 e 4 maggio e il 19 agosto 2018 «si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dall ’applicativo delle intercettazioni in corso presso il suddetto ufficio e acquisiva filmati e immagini relativi a una intercettazione video-ambientale, nonché i file audio relativi a intercettazioni telefoniche, in corso nel procedimento penale pendente a Siracusa». A Luca Olivieri, tecnico addetto all’unità locale della Gr Sistemi, è contestato di aver preso «cognizione dei contenuti di intercettazioni telefoniche e ambientali nell’ambito di non meno di 22 procedimenti penali». In un altro caso «si introduceva abusivamente nel sistema informatico costituito dal registro informatizzato e prendeva cognizione della attivazione dei servizi di intercettazione telematica assegnati a una ditta diversa dalla Gr Sistemi».

I legali di Salvatore Malfa: non è un tecnico installatore

«Da oltre un ventennio ha messo la sua esperienza e professionalità al servizio dei magistrati della Procura di Siracusa» scrive il quotidiano La Sicilia nelle pagine regionali. «Salvatore Malfa, tra i principali indagati nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Catania sulla presunta violazione dei sistemi di intercettazione adottati al palazzo di giustizia di viale Santa Panagia, non ci sta a passare per il deus ex machina e, attraverso i suoi legali, prova a rimettere la palla al centro in attesa di chiarire ulteriormente la propria posizione nelle sedi giudiziarie. “Riteniamo doveroso – affermano gli avvocati Aldo Ganci e Nino Consentino – precisare che Salvatore Malfa abbia ricoperto l’incarico di responsabile coordinatore per la GR Sistemi e non è certo un tecnico installatore. Mai poteva accedere al client di intercettazione e/o al modello 37 per generare Rit (numero identificativo del registro delle intercettazioni autorizzate dalla Procura) e Ria se non autorizzato dai pubblici ministeri, dalle segreterie degli stessi, o dalla polizia giudiziaria, per problematiche tecniche nei sistemi di intercettazione e problematiche tecniche nel modello 37. Nelle sedi opportune il nostro assistito farà valere le proprie ragioni e la propria estraneità ai fatti”. Malfa ha iniziato la collaborazione di consulente con gli inquirenti nel 2001 mentre nel 2002 ha collaborato con la società Awacs Thecnology, incaricata dai magistrati siracusani per la corposa indagine sui delitti del mostro di Cassibile prima di essere confermato interfaccia della GR Sistemi, la società incaricata di gestire il servizio di intercettazioni per conto della Procura aretusea».

Le indagini si arricchiranno di altre inedite testimonianze e inedite su fonti di ispirazione.

Un sorriso,
Joe Bianca