
«Attenti al lupo» è il titolo della rinomata canzona cantata dalla buon’anima di Lucio Dalla. La metafora da una interpretazione di una vita mediocre di persone comuni paura che la loro tranquilla e piccola felicità possa essere messa in pericolo da qualcosa di esterno: il lupo.
Noi bonariamente invitiamo con «Attenti al lupo» al falso Civismo contraddistinguendo il vero Civismo. Una linea labile, la differenza che sta alla base della vita sociale. Dobbiamo essere chiari per un fatto di correttezza e serietà nei confronti dei cittadini. Una differenza che implica un impatto notevole nei rapporti interpersonali e sociali della nostra complessa società.
Si fa un gran parlare a Siracusa, soprattutto sui social media, di liste civiche, perlopiù fantomatiche e politiche che nasconderebbero neo deputati alle spalle, con interessi. Spesso però, come spesso avviene, alle parole non seguono i fatti e neppure le attuazioni di quanto esposto in teoria. In ogni espressione c’è alla base una buona intenzione, ma come sosteneva William Shakespeare: «Hell is paved of good intentions», l’inferno è lastricato di buone intenzioni.
Comunque c’è Civismo politico che manipola la gente e ‘Civismo puro che dimostra di agire secondo civiltà’.
Ci avviciniamo alla prossima tornata elettorale delle amministrative comunali sia Siracusa che in provincia: Buccheri, Buscemi, Carlentini, Francofonte, Palazzolo Acreide, Portopalo, Priolo Gargallo. Non ci sarà pace a Siracusa senza che vi sia formazione delle coscienze. La lotta contro il falso civismo, i falsi ideali, i falsi profeti della vecchia politica, i falsi giovani del nuovo cambiamento e vecchi nel pensare (con l’obiettivo del posto in consiglio comunale) nelle presunte liste civiche che si mascherano dietro la dietrologia della politica, anziché cavalcare ‘il vento dell’Est’, come cantava Gian Pieretti.
Agire sul piano della formazione delle coscienze significa in realtà compiere un atto di onestà intellettuale, il vero cambiamento nelle liste di giovani è nell’esprimere un atto di rottura con il passato in città, lacerato da una politica disfattista e personalistica: di amore e di fede verso la società, ma fede nella consapevolezza che le ruote della storia si muovono molto lentamente e che bisogna prepararsi a molti fallimenti e a molte delusioni. Giovani-vecchi opportunisti.
A Siracusa la proliferazione delle presunte liste civiche (aggregate ai politici di destra o di sinistra) con il record degli aspiranti consiglieri comunali traggono in inganno i siracusani. Da considerare inoltre il falso profilo professionale di molti candidati ‘trasformisti nella politica’ a sindaco.
E’ diffusa la ritrovata voglia di politica, di riscossa della cosiddetta società civile che vuole reimpossessarsi della gestione della cosa pubblica, requisita per troppo tempo nelle mani dell’attuale sindaco pro tempore (definito dai più un monarca bisbetico, senza consiglio comunale) con l’assenza di una seria opposizione dei partiti ha fatto e disfatto in città quello che voluto.
Così come in tutti i comuni dove si voterà 14 e 15 maggio, siamo di fronte allo stadio terminale della crisi della politica così come l’abbiamo conosciuta fino alla fine del Novecento, assistiamo ai guasti dell’avvenuta e pervicacemente voluta disintermediazione della società con l’implosione definitiva dei corpi intermedi, stiamo vivendo da vicino gli effetti dell’eclissi di quelle che una volta venivano chiamate classi dirigenti e dell’ormai scomparsa selezione dei governanti.
E’ chiaro che il coinvolgimento della cosiddetta società civile non c’entra assolutamente nulla. Non c’entra assolutamente nulla né nella scelta dei candidati a sindaco, né sulla scelta di molti cittadini di correre per un posto nei Consigli comunali.
Nel primo caso, l’individuazione di nomi esterni alla politica, scelti dall’alto magari più per la popolarità che per le competenze, è stata quasi sempre una soluzione tampone dettata dall’incapacità dei partiti e delle coalizioni di trovare una sintesi e un punto di equilibrio al proprio interno. In altre parole, il passo indietro della politica di professione – che in assoluto non è una cattiva parola, tutt’altro – è solo apparente, nel senso che “dietro” gli esterni si muovono apparati politici consolidati e vecchi meccanismi di consenso.
Nel secondo caso, non bisogna sottovalutare che, spesso, la scelta di scendere in campo derivi anche dall’aberrante, eppure diffusa convinzione che solo attraverso la politica sia ormai possibile risolvere i problemi personali, entrando in qualche modo nei circuiti decisionali o nei sistemi protettivi.
«Verso le amministrative 2023». Inizio editoriali: Rivoluzione culturale nr. 35 (avvio pubblicazione il 12 giugno). A tal proposito vi invitiamo a consultare e seguire attivamente la pagina facebook e cliccare ‘Mi piace’ https:// www.facebook.com/joebiancasr.
Un sorriso,
Joe Bianca