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Scandalo Tonnara di Santa Panagia: «Condanna milionaria Soprintendenza»

E’ un fulmine a ciel sereno il dispositivo della sentenza del Tribunale delle imprese di Catania sul ricorso della società «Melita Group Srl» di Enna aggiudicataria dei lavori interrotti con risoluzione del contratto da parte della Sovrintendenza di Siracusa. Un bene pubblico degradato in balia del tempo infausto, parliamo della «Tonnara di Santa Panagia» uno straordinario e inestimabile esemplare di archeologia itto-industriale, risalente ai primi anni del settecento e utilizzata fino agli anni cinquanta del secolo scorso, che necessita di urgenti e non più rinviabili interventi di recupero e consolidamento.

Il Tribunale di Catania, sezione quarta civile, il giudice istruttore in funzione di giudice unico, si è pronunciato sulla domanda proposta, da Melita Group srl in proprio in qualità contro Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’identità Siciliana nel caso della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Siracusa, disattesa ogni ulteriore istanza, così provvede:

  • Condanna il convenuto al pagamento in favore di parte attrice della complessiva somma di euro 242.219,29 a titolo di saldo II SAL e di euro 1.418.330,21 quale somma dovuta all’impresa per la riserva 2 iscritta in contabilità, oltre interessi legali dalla data della domanda al soddisfo;
  • Rigetta la domanda riconvenzionale;
  • Condanna il contenuto al rimborso delle spese processuali in favore di parte attrice, liquidate in complessivi euro 20.215 di cui euro 1.715.00 per spese, euro 18.500.00 per compensi, oltre spese generali, iva e cpa come per legge.

Nel periodo riguardante i lavori di riqualificazione e riadattamento della Tonnara di Santa Panagia, la Soprintendente era Rosalba Panvini la quale avrebbe provocato la bufera giudiziaria.

Il presidente Musumeci sarà sicuramente contento di questa sentenza, lui che aveva logiato la sua amica catanese. Nel comunicato stampa menzionava: «Dopo oltre trent’anni di servizio prestato nell’amministrazione regionale siciliana, Rosalba Panvini va in quiescenza. Il suo ultimo incarico, la guida della soprintendenza per i Beni culturali di Catania, dopo quella di Siracusa e Caltanissetta. Il presidente della Regione Nello Musumeci, nel ringraziare la dottoressa Panvini “per la passione e l’impegno profuso nel corso del suo lungo servizio”, ha voluto sottolineare “lo spessore culturale, il rigore scientifico e la capacità organizzativa sia dell’archeologa che della dirigente”. E si è detto certo che la Regione potrà comunque continuare ad avvalersi della esperienza della studiosa catanese “per i tanti obiettivi ancora da raggiungere nella tutela e nella valorizzazione dei beni culturali dell’Isola”. Adesso l’amico Musumeci della Panvini dovrà fare i conti con il Tribunale di Catania e con la Corte dei Conti che chiederà conto e ragione del denaro pubblico mal gestito.
La Tonnara nel 1980 venne espropriata dalla Regione Siciliana ai marchesi Gargallo. La Tonnara è stato forse il più famoso dei tanti stabilimenti legati alla pesca e alla lavorazione del tonno, un tempo numerosi lungo la costa del Siracusano, testimonianza di un’attività allora fiorente, con importanti ricadute per l’economia della città.
Nel 2005 la Soprintendenza presentò un progetto esecutivo di restauro della Tonnara da adibire a museo del mare, con un finanziamento di quasi 11 milioni di euro. Nel 2010 l’aggiudicazione dell’appalto fu impugnato al Tar dall’Ance perché il capitolato d’appalto non era stato redatto sulla base del prezziario regionale aggiornato e la vicenda della controversia giudiziaria venne risolta.
L’8 Settembre del 2014 in Soprintendenza a Siracusa, venivano consegnati i lavori per il restauro e la sistemazione museale della Tonnara di Santa Panagia. L’allora soprintendente, Calogero Rizzuto, illustrò i dettagli del progetto che era stato finanziato nello stesso anno dall’assessorato regionale ai Beni Culturali. Il progetto della Tonnara prevedeva un intervento economico di oltre 10 milioni di euro. I lavori erano stati consegnati alla «Melita Group Srl» di Enna per un importo di 4,8 milioni di euro con le risorse liberate del POR 2000-2006 e dovevano essere conclusi in 18 mesi, ovvero nel marzo 2016.
Dopo i primi interventi, però, la Tonnara era finita ancora una volta al centro di un contenzioso tra la ditta esecutrice dei lavori e la Soprintendenza che, dopo aver risolto unilateralmente il contratto, aveva visto presentarsi una richiesta risarcitoria di circa 4 milioni di euro. L’ente regionale aveva provato a scorrere la graduatoria del bando di gara, affidando i lavori di restauro alla società seconda classificata, ma senza arrivare a stipulare il contratto. Tutto si fermò nuovamente come confermò l’attuale sovrintendente, Rosalba Panvini.
31 Agosto 2016 l’amministratore unico di Melita Group, Francesco Melita, e il suo avvocato siracusano Gianluca Rossitto erano stati chiari durante la conferenza stampa: «La risoluzione del contratto per i lavori di restauro alla Tonnara di Santa Panagia non sarebbe stata legittima e la Soprintendenza adesso doveva vedersela con l’impresa aggiudicataria davanti a un giudice».
«Stiamo predisponendo un atto di citazione al Tribunale civile di Catania per dichiarare illegittima la risoluzione del contratto per inadempienza con richiesta di risarcimento danni da 4,5 milioni di euro», dichiarava l’amministratore della società.
La Sovrintendenza contestava la qualità del progetto e la sua impossibilità di esecuzione per molteplici motivi. Tra la fase di elaborazione e quella di approvazione erano passati 15 anni: il progetto preliminare risaliva al 1999, nel 2006 il progetto esecutivo. In mezzo un contenzioso e nel 2013 l’aggiudicazione della gara, poi la stipula del contratto a settembre del 2014 e passavano altri mesi fino alla consegna dei lavori. Consegna parziale, ad esclusione della parte a mare.
Proprio questa, in particolare, è la parte in cui avvenne lo scontro più grosso tra pubblico e privato: gran parte della Tonnara poggia su un costone roccioso a rischio crollo, tanto che la stessa Soprintendenza riteneva necessario il consolidamento. Le opere previste nel progetto, però, non erano sufficienti secondo l’impresa che riteneva a rischio la tenuta della struttura. Posizione dell’impresa evidenziata da una perizia giurata da parte di un professionista, sulla base di indagini che avrebbero confermato il fondamento di questa posizione. L’azienda aveva anche realizzato un progetto alternativo sottoposto ma non considerato dalla Soprintendenza, a cui era stata contestata anche una normativa antisismica ormai superata dal 2008 e calcoli errati.
La società che aveva vinto l’appalto per la realizzazione del museo alla Tonnara di Santa Panagia aveva ragione e adesso alla Soprintendenza toccava pagare i danni. Sul quantum, bisognava attendere probabilmente la fase di concordato tra le parti, ma intanto non lasciava adito a dubbi la consulenza tecnica d’ufficio incaricata dal tribunale delle imprese di Catania nella causa tra l’impresa Melita e la Regione Siciliana. La perizia era iniziata il 19 dicembre 2017 ma la relazione dell’architetto Luisa Coco era stata depositata solo a ottobre 2019 e discussa con l’ultima udienza dell’8 giugno 2020, adesso riferisce l’avvocato Gianluca Rossitto: «Siamo in attesa della sentenza definitiva auspicabile entro fine mese». A quanto pare sembrano emergere anche profili di responsabilità penale e contabile a danno dell’ente regionale.
Infine, verrebbero ridimensionate le pretese economiche dell’impresa cui venivano rimproverate le lavorazioni eseguite pur non essendo contemplate nell’appalto e quindi ritenute illegittime, ma si quantifica il danno subito da Melita group per ritardata sottoscrizione e illegittima rescissione contrattuale stabilendo un mancato utile di oltre 500 mila euro (a cui deve aggiungersi il saldo dei lavori effettuati).

Un sorriso,
Joe Bianca