Apoche settimane dall’emergenza sanitaria a causa del coronavirus, iniziamo a fare i conti con le conseguenze che questa situazione ha portato e continua a portare sull’economia in generale. Negli scorsi giorni abbiamo affrontato il problema dell’emergenza dell’ordinanza sindacale scaturito dal D.P.C.M. 04.03.2020 che tutti i sindaci e comunità osservano nei particolari. Abbiamo registrato disagi estremi con aerei, treni, eventi teatrali, convegnistica e sportivi. Ma ora è arrivato il momento di capire quanto impatterà sulla nostra economia il coronavirus.
Prima che ciò accadesse si viaggiava a ritmi di crescita pari a zero, adesso con l’emergenza coronavirus, è facile capire che l’ipotesi recessione, con il Pil che diminuisce. Le imprese con sede nei comuni in quarantena sono circa 80 e ce ne sono altre che, pur essendo fuori dalla zona rossa, hanno comunque deciso di sospendere la produzione. Chi, invece, ha deciso di tenere aperti i propri stabilimenti ha spesso dovuto fare i conti con le assenze dei dipendenti. Parliamo di imprese attive nella componentistica per auto e, perciò, ripercussioni potrebbero arrivare anche per le fabbriche auto come Fiat, Bmw e Renault. Un danno economico enorme, quantificato in milioni di euro ogni giorno.
Il panico da coronavirus sta causando una crisi senza precedenti per il turismo e l’impatto è a doppio senso, in entrata e in uscita.
A comportare effetti pesantissimi per l’economia del turismo nazionale è, secondo Confturismo, la psicosi collettiva generata anche da una comunicazione spesso allarmistica e fuorviante, oltre che dai provvedimenti restrittivi introdotti.
Ma a fare ancora più paura è il trend di evoluzione – sottolinea – per troppi giorni è mancata una comunicazione corretta sulla reale portata dell’infezione, sui rischi effettivi di contagio, sulle conseguenze, mentre chiusure o anche solo limitazioni alle attività commerciali in aree enormi del Paese hanno accresciuto il panico. Danneggiando fortemente l’immagine dell’Italia all’estero.
La perdita economica non riguarda solo i valori di viaggi e sistemazioni cancellati, e non include la mancata spesa turistica dei viaggiatori, che avrà pesanti ricadute anche su guide e trasporti turistici, oltre che bar, ristoranti e attività commerciali. A essere investite dalle disdette, infatti, non sono solo le attività ricettive delle regioni interessate dai focolai: ad esempio a Roma si registrano picchi di cancellazioni del 90% delle prenotazioni, dell’80% in Sicilia. Le imprese siracusane sono in sofferenza, coloro i quali hanno fatto investimenti acquistando locali per realizzare B&B. Si è in preda alla disperazione.
A incidere lo stop alle gite, alla convegnistica e agli eventi. Ma pesano anche le cancellazioni che arrivano dai viaggiatori stranieri, soprattutto nelle città d’arte, dove i turisti provenienti dall’estero costituiscono circa la metà dei flussi complessivi.
Su tutto ciò influisce una mancata «delucidazione in merito al coronavirus» così come afferma Giulio Filippo Tarro, medico virologo ricercatore con considerazione: «Oggi l’ansia di una intera popolazione si sta concentrando su come tenersi alla larga da questo maledetto virus. Nessuno o quasi riflette che noi, in ogni momento, siamo immersi in un ambiente saturo di innumerevoli virus, germi e altri agenti potenzialmente patogeni.
E in questi giorni, quasi nessuno ci dice che se non ci ammaliamo è grazie al nostro sistema immunitario il quale può essere compromesso, – oltre che da una inadeguata alimentazione e da uno sbagliato stile di vita – dallo stress, che può nascere anche dallo stare in spasmodica attenzione di ogni “notizia” sul Coronavirus regalataci dal web e TV.
Non vorrei quindi che questa psicosi di massa faccia più danni dell’ormai famigerato Covid-19. Care mamme e cari papà confido nel vostro buon senso e nel vostro amore per i figli» prosegue il virologo Giulio Filippo Tarro.
Adesso facciamo un esempio, dice il medico: «Ogni anno muoiono in Italia circa diecimila persone (per lo più anziane o affette da qualche patologia pregressa) per virus influenzale. La cosa non fa notizia, soprattutto perché queste morti sono disseminate in tutto il territorio nazionale. Immaginiamo ora che tutte le persone a rischio vengano ricoverate in un paio di posti, magari circondati da giornalisti alla ricerca di qualche scoop. La conseguente ‘epidemia di influenza che può causare la morte’ spingerà innumerevoli persone (ogni anno sono colpiti da sindrome influenzale circa sei milioni di Italiani) a pretendere analisi ed una assistenza impossibile ad ottenere.
Per concludere dice il virologo Giulio Filippo Tarro: «Intanto dobbiamo staccare la spina ad una ‘informazione’ ansiogena e ipocritamente intrisa di appelli a ‘non farsi prendere dal panico’. E questo, soprattutto, per permettere alle strutture sanitarie interventi mirati».
Come prevenzione si suggerisce quanto già conosciamo per raffreddore ed influenza: frequente ed approfondito lavaggio delle mani e del viso, coprirsi con il gomito da tosse e starnuti, anche con mascherine ad hoc, stare a casa se ammalati, richiedendo l’immediato intervento sanitario se intervengono difficoltà respiratorie.
Un sorriso,
Joe Bianca