
I Siracusani devono ribellarsi contro questa amministrazione inette e parassita. Sembra abbastanza paradossale che una Costituzione garantisca ai cittadini di un paese il diritto a ribellarsi contro le autorità che quella stessa Costituzione istituisce.
La città di Siracusa ha già sofferto abbastanza con questo mandato amministrativo del presunto sindaco Italia e della sua giunta fantasma, ai limiti della sopportazione subendo le angherie di una ‘politica infantile’.
Le vicissitudini di questo mandato nefasto sono conosciute a tutti i siracusani e siciliani con il Consiglio comunale decaduto e degli errori grossolani commessi dagli stessi consiglieri e della Regione che ancora oggi si deve esprimere sul decadimento inopportuno riferito alla legge regionale numero 16 del 1963. L’ufficio legale della Regione aveva chiesto un parere legislativo al Cga che ancora oggi tarda ad arrivare. In buona sostanza nel febbraio scorso la sentenza del Tar aveva dato ragione al secondo ricorso presentato dagli avvocati Carta e Reale, perché, sul punto, i giudici sostenevano che non si trattava di una questione procedurale e mancava il parere del Cga in violazione dell’art. 54, parere opportunamente richiesto dalla Regione il quale si sta attendendo.
Il secondo ricorso si basa su una recente sentenza del Tar e su una (legittima) contestazione di illegittimità dei provvedimenti presi da Musumeci nello sciogliere il civico consesso. Così nove ex consiglieri comunali di Siracusa, i 4 di Forza Italia (Ferdinando Messina, Alessandro Di Mauro, Federica Barbagallo e Gianni Boscarino) insieme con Salvatore Castagnino, Franco Zappalà, Antonino Trimarchi, Salvatore Costantino Muccio ed Ezechia Paolo Reale chiedono al Governatore regionale di rivedere la propria posizione, annullando gli atti che hanno portato allo scioglimento dell’assise.
Nelle more la Regione sarebbe dovuta intervenire commissariando il Consiglio comunale, ma solo ed esclusivamente per l’approvazione del conto consuntivo e non prevedendo l’effetto automatico dello scioglimento.
Insomma un sopruso politico, la sproporzione e l’illegittimità delle misure sanzionatorie a fronte della mancata approvazione del rendiconto da parte del Consiglio.
Come si nota, questo mandato dell’attuale presunto sindaco, è risultato malauguratamente sciagurato ed ha provocato alla città un disastro senza precedenti, roba da additare, a danno della collettività, metaforicamente ad un terremoto per la ricostruzione di tutti i settori della società civile.
Lo scorso anno, precisamente il 15 luglio pomeridiano, invano si era tentato, con un incontro tra le parti sociali all’Urban center, ad un modello sperimentale di democrazia spontanea per sopperire alla anomala situazione contingente, di provare a dare vita ad una forma particolare di democrazia diretta, costituita da semplici cittadini che, però, dovevano possedere una indubbia legittimazione popolare derivante dai voti da loro conseguiti durante le ultime elezioni amministrative. Ripetiamo invano.
Ci si aspettava francamente ad una mobilitazione di massa in piazza Duomo contro questa amministrazione per indurre alle dimissioni gli ‘usurpatori’ del potere di Palazzo Vermexio ed invece nulla. Una delusione cocente.
Ci chiediamo se i Siracusani posseggono una coscienza. E’ naturale nutrire dei dubbi.
Una città passiva, Siracusani passivi quanto più avvolti nelle tenebre del quotidiano in cui l’unica ragione di vita sembra essere quella di ‘guadagnarsi’ una piccola sopravvivenza, produce a tutti gli effetti, tutta la povertà di questo mondo.
Siracusani irrazionali, dove è sempre più forte il freno del già morente ceto medio, interessato solamente al mantenimento dello status quo che si oppone allo sviluppo e al progresso del territorio, come ad esempio degli ambientalisti che nascono come funghi per mummificare il territorio per propri fini personali di carriera professionale e/o politica raggranellando qui e là voti di cittadini sprovveduti.
Ci sembra ripercorrere la costituzione francese del 1791 con la carta costituzionale in quanto secondo la stessa i ‘cittadini’, sulla base del loro censo, venivano distinti in ‘attivi’ e ‘passivi’: questi ultimi, meno abbienti, non avevano diritto di voto.
Mah.. altra storia se non indirizzata ai Siracusani passivi.
Ma noi ci appelliamo ai dissidenti intellettuali, di insorgere contro questa amministrazione fantasma incapace di tappare una delle tantissime buche che costellano le nostre strade, di solidarizzare. Ai tantissimi oppositori che non hanno voce. Questa vicenda non è un fatto di colore politico ma una rivoluzione copernicana di concepire il nuovo sviluppo del territorio morente. La politica Siracusana ha fallito. Con questa amministrazione hanno fallito tutti i proponenti i quali con sfacciataggine si ripresenteranno agli stessi cittadini tra qualche anno per chiedere loro il consenso elettorale in cambio del solito obolo: una bolletta da pagare, la spesa per una settimana, la pizza nei centri anziani, i buoni benzina e la sporcizia che si ritrovano addosso: la vergogna.
Per non parlare della presunta ‘scheda ballerina’, il male oscuro dei paesi civili, della democrazia, dell’espressione del voto popolare.
Siracusani senza dignità prima e dopo il voto espresso nel segreto delle urne, per poi presentarsi pubblicamente e lamentarsi sempre delle malefatte della politica e neanche quelle.
Siracusa ha bisogno di una rivoluzione sociale, di un grande progetto di futuro. Alla crisi economica e sociale degli ultimi decenni si è aggiunta quella causata dalla pandemia con le tante e delicate vicende irrisolte di una città che, nonostante le enormi potenzialità e la generosità dei Siracusani, è in preda allo sconforto e ai tanti ritardi, incredibili contraddizioni, numerose deficienze.
Come tanti inetti politici siracusani che come macigni si uniscono ai problemi, insieme al Covid19, su famiglie e imprese, con una zona industriale anch’essa sofferente, la povertà, la disoccupazione giovanile e femminile, le saracinesche abbassate, locali sfitti, le file alla Caritas al Pantheon, alla parrocchia di San Corrado Confalonieri e chiesa San Metodio con immagini, storie di degne persone cadute in disgrazia.
Sostanzialmente più della corsa ai posti di potere occorre dare risposte alle domande dei cittadini e al territorio. Per la nostra ottica, la politica deve essere al servizio della città è solo alla gestione.
È tempo di pensare al domani, per evitare ripercussioni pesantissime sulle famiglie. Proviamo a darci tutti quanti uno scossone, lontano dagli intrighi di potere, dal vecchio modo di fare politica con il clientelismo e le facili promesse, non lasciatevi incantare da nessuno, ma occorre ragionare con la propria testa. Alle prossime amministrative per eleggere il nuovo sindaco, esaminate il loro curriculum, cos’hanno realizzato nella loro vita e per la società, progettato con risultati alla mano. Basta mercenari o falsi profeti, senza arte ne parte.
Tutti quanti ci dobbiamo impegnare per costruire la massima unità politica al Comune (senza guardare al colore), un cronoprogramma di cose concrete da fare per uscire dall’emergenza economica, e su una squadra di solidarietà sociale che sia all’altezza delle sfide di domani. Noi abbiamo a cuore Siracusa, per fare ritornare il blasone di un tempo, tutto il resto è noia, come cantava Califano.
Un sorriso,
Joe Bianca