Apochi viene in mente di definire coraggio la probità intellettuale di chi combatte i pregiudizi, di chi non sacrifica la propria dignità per il proprio territorio a difesa dell’economia.
A nostro avviso saggezza e coraggio sono la stessa cosa, perché il coraggio nasce dal comprendere le problematiche che si presentano, la vita; e chi comprende la vita e i relativi problemi da rivolvere è sempre coraggioso.
Ad ogni modo, quella specie di saggezza che non ci dà coraggio e meglio non averla. Così come non ce l‘hanno avuta i sindaci titolari dei territori di Siracusa, Priolo, Melilli ed Augusta dove sono ubicate le industrie del polo siracusano i quali annualmente ricadono nelle casse comunali dovute per l’occupazione del suolo: l’Irap e l’Imu ed altri numerosi benefit sponsorizzazioni eventi ed iniziative.
La verità brucia, ma fa rinsavire. Oppure il lupo per il pelo ma non il vizio.
Questi quattro sindaci che credibilità hanno? Non hanno inteso o voluto intendere, la diffusa preoccupazione degli industriali siciliani a seguito delle misure previste dal «Piano regionale di tutela della qualità dell’aria» in termini di riduzione delle emissioni e con la finalità di affrontare le tematiche ad esse connesse, avendo riguardo sia alle implicazioni industriali che a quelle ambientali ed economico-sociali.
Questi quattro sindaci chiusi nel loro guscio protettivo dell’uovo che se gli industriali decideranno un giorno di chiudere sul territorio, per loro è finita la manna dal cielo e far quadrare i loro bilanci dovranno aumentare le tasse locali alla zia Peppina e allo zio Ignazio in preda alla disperazione o chiedere la questua davanti ai loro centri abitati.
Ebbene questi signori, con le fasce a colori, non hanno alzato un solo dito, compatti e solidali tra di loro, a difesa dell’economia provinciale e di contrasto alla legge «capestro» ostile alle industrie approvata dalla Regione. La solidarietà dei sindaci compatti con i loro territori incluso il sindacato (estraneo alla vicenda) avrebbe messo la Regione all’evidenza dei fatti, nella costatazione della popolazione a difesa della loro economia nell’ottica della sostenibilità ambientale, di immediato intervento di modifica della legge, unica in tutto il Paese, uniformandola alle altre regioni. Basti verificare i piani della qualità dell’aria delle regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna i quali non indicano soluzioni estreme come quelle previste nel Piano della Regione, a grave svantaggio della competitività delle nostre industrie con quelle nazionali ed europee, dato che il polo industriale siracusano è uno dei più grandi d’Europa.
Nell’ambito sindacale siracusano piace il silenzio sulle problematiche industriali, vivono nell’ombra, sulla pelle dei lavoratori e dell’economia con oltre 7000 dipendenti tra diretti e indotto. Un sindacato che non ravvisa realmente la realtà del problema che è grave e non lascia nulla da presagire di avviare un dialogo costruttivo a difesa dell’economia.
E’ strano che al sindacato siracusano sembra quasi non interessare il rischio paventato di una desertificazione e a caduta non interessi la sorte dei suoi iscritti.
Dicevamo della legge regionale del Piano della qualità dell’aria suicida per le aziende dei poli industriali siciliani i quali rischiano di chiudere poiché dovrebbero sostenere costosi elevatissimi d’interventi sugli impianti atti alla riduzione delle emissioni, di parametri più restrittivi e di revisioni Aia.
Giovedì si è tenuto un incontro presso i locali della presidenza della Regione di Palazzo d’Orleans per fare una attenta disamina sulle osservazioni, le obiezioni degli industriali da portare delle modifiche al Piano affinché vengano riviste alcune norme che si possono attuare.
Erano presenti il presidente di Confindustria Siracusa, Diego Bivona; la Raffineria ISAB, la Sonatrach, la Versalis Priolo, la Buzzi-Cementeria di Augusta; la Raffineria di Milazzo; la Colacem-Cementeria di Modica, la Ragusa Cementi-Cementeria di Ragusa, alla Italcementi-Cementeria di Isola delle Femmine.
Il piano è stato approvato dalla Giunta della Regione Siciliana nel luglio del 2018. Il Piano così com’è è un disastro, ed è stato impugnato al Tar Sicilia successivamente alla pubblicazione della Regione tra la fine di ottobre e i primi di novembre 2018. Hanno partecipato tutte le aziende della nostra zona industriale e le titolari di impianti anche nei petrolchimici di Gela e Milazzo.
Le aziende industriali bollano la richiesta «alquanto ridondante» in quanto la nota in cui si illustrano le difficoltà tecniche era stata già inviata lo scorso 25 giugno al Ministro dell’Ambiente, alla Commissione Aia dove la Regione è parte protagonista.
Nel corso dell’incontro l’assessore Cordaro ha sottolineato di verificare ogni sforzo che conduca la emissioni ai limiti compatibili con il Piano e rimane in attesa dei documenti da parte degli industriali per valutare come procedere non solo ma attende dal Ministero il via libera alle modifiche. Le aziende infine faranno nuovamente avere anche alla Regione quanto inviato al Ministero in risposta alle richieste del gruppo istruttore Aia, rimando altresì per ulteriori chiarimenti richiesti.
Insomma, a quanto pare, da l’impressione del gioco dello scaricabarile per evitare le responsabilità per non sentirsi in colpa.
Per concludere la disamina della vicenda industriale, alcuni giorni fa l’Osservatorio elabora i dati presenti nella banca dati Aida di Bureau van Dijk.
Gli effetti del Covid-19 sull’economa siciliana sono evidenti, ma c’è una provincia dell’isola che riesce a resistere maggiormente ai colpi della crisi ed è quella di Siracusa.
Quasi 5miliardi di fatturato persi per il primo semestre del 2020 in Sicilia, è l’effetto Covid sulle società di capitali quindi le Spa e le Srl.
In Sicilia è Messina la provincia in maggior sofferenza (-20,1%). Tra le altre province siciliane: Trapani (-19,3%), Palermo (-17,7%), Agrigento (-19,6%), Caltanissetta (-19,7%), Enna (-19,9%), Catania (-19,8%), Ragusa (-19,2) e Siracusa (-13,7%). Quest‘ultima è la provincia che soffre meno in tutta Italia. Tra le province ad accusare maggiormente gli effetti della pandemia, Potenza (-29,1%), Arezzo (-27,2%), Fermo (-26,3%), Chieti (-25,8%) e Prato (-25,3%) con performance peggiori del dato nazionale. Mentre resistono meglio Siracusa (-13,7%), Cagliari (-13,8%), Roma (-16,1%), Genova (-16,5%) e Trieste (16,7%).
Le differenze territoriali sono legate alla diversa struttura produttiva, per Siracusa infatti il 70% del fatturato viene dall’industria ben al di sopra della media nazionale del 37%. Ed è il petrolchimico, l’industria più presente, settore che non si è mai fermato.
A Siracusa dove le grandi aziende dominano su tutte alla fine condizionano tutti i risultati al di là poi di quello che è realmente successo. È importante sottolineare come questi dati non considerino il Turismo con gli alberghi e le piccole imprese B&B che sono quelle che maggiormente soffriranno la crisi da Covid, per esempio a Siracusa il settore alloggi e ristorazione rappresenta solo il 2% del fatturato delle società di capitali. Dunque una piccola parte di un settore composto principalmente da piccole e piccolissime imprese.
E a proposito dei quattro sindaci, riteniamo fuori luogo la nota del sindaco Italia il quale si sveglia di tanto in tanto dal letargo come l’orso «Yoghi e bubu» di memoria «walt disneyana» che con sorpresa ha fatto una dichiarazione ritardataria sulla validità dell’economia industriale.
«Sarebbe illusorio – afferma il sindaco Italia – prospettare un modello di sviluppo che prescinda dalla zona industriale mentre sono convinto che esistono ampi margini per coinvolgere le aziende in programmi di investimento rispettosi della sostenibilità ambientale».
Il sindaco pro tempore Italia prende atto solo ora che la zona industriale siracusana ha salvato l’economia dopo la pubblicazione dei dati dell’Osservatorio e non ha alzato un solo dito prima a difesa della politica industriale. Questa dichiarazione è un’offesa all’intelligenza dei siracusani. Ci faccia il piacere ritorni in letargo consapevoli di far trascorrere inutilmente questo suo mandato.
Un sorriso,
Joe Bianca