Desidereremmo che tutti i politici siracusani dessero alla parola il significato di qualcosa di sacro, che serva ad esprimere i pensieri nudi ed essenziali e non i vuoti sentimenti non sentiti e sterili.
Il valore di certa classe politica si misura al numero delle parole inutili che dicono. Più ne dicono e meno valgono. Parole inutili sono quelle che non aggiungono nulla, né da senno né da burla, alla conversazione in cui entrano.
Aristotele scriveva: «…chiamiamo uomo libero colui che esiste per sé stesso e non per un altro» vedi giunta comunale in preda al delirio del pro tempore.
La sfiducia nelle istituzioni e una demoralizzazione crescente sembra prevalere sulla cosa pubblica. La tensione tra ideali e realtà si concreta nella fuga verso la rassegnazione.
Si afferma che la libertà di parlare o di scrivere può indubbiamente esserci tolta da un potere superiore, ma la libertà di pensare rimane, e anzi si rafforza l’idea di un movimento silenzioso che riesce a divulgare pensieri, anche rivoluzionari, tra la pubblica opinione.
Si può dunque ben affermare che questa potenza esteriore, che strappa agli uomini la libertà di comunicare apertamente i loro pensieri, toglie a essi anche la libertà di pensare, l’unico tesoro che ci resta, nonostante i carichi sociali, per mezzo dei quali soltanto può essere procurato un rimedio a tutti i mali di questo status quo.
Gli organi d’informazione sono perciò i pilastri della democrazia, sia per chi detiene il potere temporale del sindaco Francesco Italia e della sua giunta di ‘impiegati comunali’, sia per tutti i cittadini, il popolo sovrano; ma l‘obbligo del giornalista rimane quello di raccontate la cronaca, la verità delle cose e dei fatti, rimanendo fedele al codice d’onore quale sentinella indiscussa della libertà e della democrazia, senza avere le tentazioni del diavolo di turno e sempre fedele alla Giustizia degli uomini liberi.
Ma oggi, purtroppo, la collusione impera tra i vari poteri dell’amministrazione dello Stato e gli interessi privati, riconducibili a lobby affaristiche, con imprese e società di comodo attraverso presta nomi, o teste di legno che dir si voglia, partiti politici, movimenti vari, che cercano di succhiare danaro dalle casse della pubblica amministrazione in maniera scientificamente studiata a tavolino, con avvocati e commercialisti tutti pagati profumatamente. Pressioni, ricatti, scambi e minacce, connubi, connivenze, per meglio gestire gli affari del gruppo d’appartenenza, sono il pane quotidiano tra tanti addetti ai lavori che governano a vario titolo il territorio, ciascuno per il proprio limite e competenza.
Nei corridoi dei palazzi del potere si conferma oggi più che mai questo stato di difficoltà; per nostra fortuna c’è ancora qualche anima onesta che si ribella, o almeno ci tenta. Circostanze di fatti gravi contro lo stato di diritto, scandali, ladrocinio, ci conducono a volte lontano dalla nostra città e arrivano direttamente in alcune stanze dei comandi.
Giochi e interessi nascondono la verità alla pubblica opinione, come tanti fatti che interessano la nostra economia. Mezze parole parafrasando confermano che qualcosa forse non si vuole far sapere al popolo, alla plebe, non per essere classisti. Il senso logico ci porta a pensare che qualcuno voglia forse eludere le questioni che ci interessano tutti in maniera collettiva, in favore dei veri interessi di pochi eletti. Luci e ombre, grida e sussurra, confermano che tanti argomenti sono davvero tabù, segreti, fino a quando la magistratura inquirente e le forze di polizia procedono agli arresti dei responsabili per reati contro la pubblica amministrazione, in danno all’economia del popolo sovrano.
Senza libertà non esiste morale perché, non esistendo libera scelta fra il bene e il male, fra la divozione al progresso comune e lo spirito di egoismo, non esiste responsabilità.
Siamo rimasti profondamente angosciati, basiti, di fatti accaduti da Libertà pubblicati e raccontati da Salvo Baio (esponente politico) su una conversazione che inchioda il sindaco pro tempo a responsabilità oggettive.
«Il sindaco Italia non gradisce i miei interventi e se la prende col giornalista che li pubblica. Da più parti sento dire di una insofferenza del sindaco nei miei confronti, dovuta, credo, alle critiche che gli ho rivolto (alla luce del sole) su fatti che riguardano l’attività amministrativa del Comune di Siracusa. A queste critiche, Italia non hai mai replicato né pubblicamente né privatamente» lo afferma Salvo Baio esponente politico.
«Mi domando se ho scritto cose false, se ho espresso giudizi lesivi della sua immagine, se ho diffuso notizie ingannevoli, se l’ho attaccato sul piano personale. Sinceramente penso di no, ma se lo ha pensato il nostro sindaco, non capisco perché non abbia contestato (alla luce del sole) nel merito le mie prese di posizione. Avremmo dato vita ad un confronto di opinioni, forse spigoloso ma civile. E’ il sale della democrazia.
«Invece il sindaco Italia ha esternato questa sua insofferenza nei miei confronti lamentandosi in modo a dir poco concitato con un noto e stimato giornalista, responsabile, a suo dire, di ospitare miei interventi (ometto altri dettagli). A questo siamo. Questo comportamento, oltre ad essere una caduta di stile, è rivelatore, a mio avviso, della difficoltà del primo cittadino a contrapporre alle opinioni critiche i risultati concreti di oltre due anni di sindacatura.
«Al nostro sindaco vorrei dire che non c’è nulla di personale, che il problema non sono le critiche, ma il deludente bilancio dell’amministrazione da lui guidata. Ha ancora tempo per invertire la rotta e riprendere il cammino della speranza suscitata dalla sua elezione, purché rifletta autocriticamente sulle cause che hanno fin qui limitato la forza realizzativa della giunta. Personalmente, sarei contento di rivedere il mio giudizio sull’amministrazione Italia di fronte a segnali di operosità» ha concluso Salvo Baio.
Si rimane senza fiato. Dalla nascita del quotidiano Libertà abbiamo assistito l’insediamento di Marco Fatuzzo, Enzo Dell’Arte, due mandati di Titti Bufardeci, Roberto Visentin e Giancarlo Garozzo, mai atteggiamenti ostili contro la libertà di stampa. La speranza è nei giovani e nel coraggio delle idee degli uomini liberi, coraggiosi e coscienti dell’insostituibile rispetto reciproco delle leggi e delle regole del vivere civile, della democrazia e della libertà, pilastri delle istituzioni democratiche su cui è fondata la Repubblica italiana.
La sola libertà che ci resta è di volere essere quello che siamo.
Un sorriso,
Joe Bianca