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L’economia siracusana si fa internazionale

Convegno in Confindustria per informare gli imprenditori

A margine della constatazione delle conseguenze della crisi politica in essere, i politici locali sono assenti nell’ottica della produttività territoriale, e non vengono richiamati da un concetto di ordine generale che, incredibilmente, viste le evidenze, spesso è sottovalutato o addirittura ignorato dai decision maker delle politiche di sviluppo: i servizi alla persona hanno connotato labour intensive (cioè creano molto lavoro), sono utili a reimpiegare persone (soprattutto donne) riferiti all’impiego dei soggetti possessori di sussidi di Reddito di cittadinanza, espulsi o ignorati dai cicli produttivi tradizionali e difficilmente ricollocabili in altri contesti, determinano coesione sociale rafforzando la competitività dei sistemi economici locali, hanno prospettive di espansione  conseguenti alle variazioni demografiche e degli stili di vita, alimentano la rigenerazione della principale risorsa del nostro territorio, il capitale umano. Per questo, cioè per motivi concreti e molto prosaici, avrebbe senso dare priorità ad investimenti in campo sociale (dell’ambiente, della cultura, della istruzione, della salute, della valorizzazione dei giacimenti culturali) ma addio con questa classe politica? Può darsi.

Trova compulsante interesse «puntare su nuove geografie, trovare clienti potenziali, diversificare il portafoglio d’attività» in buona sostanza guardare a nuovi distretti è chiaro con il rischio di impoverimento del tessuto economico locale alla constatazione della latente crisi della nostra società impone studiare nuove strategie di sviluppo: la politica locale inevitabilmente con tutto il suo entourage andrà in declino, si annullerà da sola, per avere una nuova rigenerazione ma ci vorrà almeno un altro lustro.

Le imprese siracusane tendono a spostare il focus aziendale da un ambito domestico ad uno internazionale, tendendo ad assumere una visione transazionale nell’organizzazione dei loro business.

Nel seminario di Confindustria, organizzato dalle sezione imprenditori metalmeccanici: la spinta ai processi di internazionalizzazione, deriva da cause di natura esterna all’impresa, che si influenzano reciprocamente.

Sono questi i temi chiave della conferenza che, su iniziativa della Sezione, si terrà nella sede di Confindustria Siracusa, domani lunedì 27 con inizio alle ore 15.

Le cause esterne riguardano ad esempio la diffusione nell’ambiente e nel mercato della tecnologia e del sapere scientifico. Il cosiddetto know-how, non più prerogativa di un singolo Paese.

Lo scambio continuo e rapido di informazioni e conoscenze a livello internazionale, permette anche alle imprese siracusane di dimensione minore di acquisire conoscenza.

In questo modo hanno la possibilità di migliorarsi e internazionalizzarsi in maniera più efficiente.

Per capire i processi e le motivazioni che portano le piccole imprese ad intraprendere un’attività nei mercati esteri è necessario analizzare la correlazione esistente fra l’internazionalizzazione delle imprese e l’internazionalizzazione dei mercati.

Imprese e mercato estero: la decisione di operare all’estero può scaturire da una motivazione attiva, relativa a un naturale processo di crescita dell’impresa. Può derivare anche da un processo di apertura dell’ambiente-mercato, con l’ingresso di nuovi concorrenti internazionali, che innalzano il livello della concorrenza, obbligandola a reagire allo stato di sofferenza che ne deriva e a cercare nuovi sbocchi.

Nel momento storico che stiamo vivendo, dove la crisi politica a Siracusa e quella economica ha messo in ginocchio molte piccole e medie imprese, l’internazionalizzazione rappresenta realmente un volano per uscirne.

Tuttavia, malgrado le importanti opportunità che si aprono, operare all’estero costituisce ancora un passo non facile per la maggioranza delle imprese minori siracusane.

La nostra società si trova ad un bivio tra la politica del nulla che ha devastato il territorio ed una crisi economica che non accenna a diminuire, occorre trovare una soluzione idonea che porti a soddisfare le esigenze dei nuclei familiari e al loro futuro. Ricordiamo che questa politica con l’assenza di progettualità e sviluppo economico ha scaturito uno esercito di disoccupati di 35.482 persone che percepiscono il sussidio di reddito di cittadinanza a Siracusa e provincia.

Ci manca solo che il sindaco Francesco Italia si unisca con Le Sardine per diventare definitivamente un «pesce lesso».

Un sorriso,
Joe Bianca