
Il Carcere Borbonico a due passi dal mercato di Ortigia ha 186 anni di vita ed è in una posizione leggiadra con vista mare. Il precedente carcere era posto in via Carceri Vecchie, ma il sovraffollamento spinse le autorità cittadine rette dai Borboni a costruire un’altra struttura penitenziaria ubicata presso l’attuale Lungomare di Levante, che venne progettata dall’architetto Luigi Spagna (dall’omonima via).
La struttura prese vita nel 1834 nell’allora via Gelone (oggi via Vittorio Veneto), 6 anni prima l’inaugurazione nel 1840 del carcere palermitano dell’Ucciardone. Il carcere si innalza su due livelli, oltre al piano terra, per un’altezza totale di 25 metri, è a pianta rettangolare con i lati di 40×45 metri. Come in molte altre storie il destino appare uguale per l’inizio e per la fine, infatti il carcere è sorto nella stessa area del Castello di Casanova, che andò completamente distrutto dal terremoto dell’11 gennaio 1693 e da quell’area nacque il Carcere Borbonico che dopo il terremoto del 13 dicembre 1990 venne chiuso nel 1991 il quale lo aveva reso inagibile.
L’istituto al momento della sua apertura poteva ospitare sino a 250 detenuti ed era stato concepito con teorie avanzate per quel periodo. La prima fisionomia rispecchiava l’idea di un carcere rigido ed inflessibile che rieducava con il lavoro interno e la pratica del culto. Non a caso vi erano due cappelle una per gli uomini e l’altra per le donne, inoltre non mancavano locali adibiti per il lavoro dei detenuti, aule scolastiche, lavanderie, docce e bagni. Poi di volta in volta vennero adeguati gli spazi ai nuovi dettami della psicologia carceraria, anche se la struttura era poco modificabile. A questa conformazione esterna non corrisponde però quella del cortile interno: esso infatti ha una forma poligonale (un esagono irregolare) con una torre di guardia al centro.
In pratica fu costruito un carcere panottico, il cui nome deriva dal mostro della mitologia greca Argo Panoptes, cioè “Tutto occhi”, (famoso gigante dotato di un centinaio di occhi). La configurazione architettonica dello spazio panottico prevedeva che le celle, disposte circolarmente lungo il perimetro interno e su più piani, avessero un’apertura verso la torretta centrale consentendo al personale di guardia un controllo costante sui detenuti, non sapendo loro se fossero osservati o meno. Ma la cosa davvero particolare presente in questa struttura; è l’occhio in rilievo scolpito nella chiave architettonica dell’arco d’ingresso, che valse all’edificio la denominazione di: «a casa cu n’occhiu» (casa con un solo occhio). Non ci è stata lasciata alcuna spiegazione per interpretare questo simbolo e, quindi, si possono fare alcune supposizioni: la presenza del Tribunale all’interno dell’Istituto (prima di essere trasferito altrove) per cui simboleggia l’occhio vigile della Giustizia.
Dopo la legge sulla riforma penitenziaria del 1975 venne destinato anche uno spazio per i detenuti in regime di semilibertà, va detto che questa struttura è stata sempre impiegata solo per detenuti comuni, anche se negli anni 80 qui furono ristretti i terroristi palestinesi che dirottarono la nave da crociera «Achille Lauro». Oggi la prestigiosa struttura è in totale degrado e abbandono. La proprietà è dell’ex Provincia di Siracusa (che tutto ciò che nel tempo ha toccato, ha anche portato a distruzione). L’ex Provincia regionale, che da due anni ormai è in dissesto finanziario, lo scorso 11 agosto 2010 ha deciso di incassare denaro in contante con l’alienazione di alcuni immobili di proprietà tra questi l’ex Carcere Borbonico, il cui prezzo a base d’asta, è di 6milioni 807mila euro.
Nel 2004 il consiglio comunale di Siracusa lo ha dichiarato di interesse culturale, nell’approvare il Piano particolareggiato di Ortigia. In passato era in predicato di essere rilevato da imprenditori privati, che avevano avanzato l’idea di trasformarlo in una struttura alberghiera. Il 5 ottobre 2016 Italia Nostra si era dichiarata contraria alla vendita. Nel periodo del mandato di presidente, Bruno Marziano si era prodigato all’idea di restaurare e valorizzare il Carcere Borbonico con una spesa di 40 miliardi di vecchio conio, ma l’immobilismo ebbe il sopravvento.
Mistero fitto sulla responsabilità e cariche di allora come non abbiano fatto le possibili richieste alla Regione Siciliana, allo Stato, all’Unione Europea; in quanto questi “beni” sono patrimonio artistico e culturale, il loro recupero e la loro valorizzazione sarebbero potuti essere finanziati, come l’ottenne il sindaco di Catania Scapagnini, che ebbe a varare un progetto di recupero di Villa Bellini, per 19, 5 milioni di euro, con il Decreto emesso il 15 novembre 2002 dall’Assessorato regionale dei Beni Culturali ed Ambientali nell’ambito dell’utilizzo delle risorse relativa al POR Sicilia 2000- 2006.
Pura negligenza e/o ignoranza? Oggi questo stupefacente monumento riversa in un totale stato di degrado e abbandono, pertanto è interdetto al pubblico. Un vero peccato perché strutture così belle e ricche di storia non possono e non devono restare in questo stato, bisognerebbe assolutamente recuperare l’intera struttura attraverso urgenti opere di restauro, e ridargli una nuova vita… magari come contenitore culturale, oppure come sede museale per Archimede. Periodicamente qualche svampito ha un’idea: contenitore culturale, alloggi per i giovani universitari, recupero patrocinato dal Fai. Fino ad oggi tutte colossali fandonie. L’ex Carcere è chiuso da 29 anni, quando venne completata la costruzione del penitenziario di Contrada Cavadonna, in periferia di Siracusa.
Il vero problema di Siracusa è che non abbiamo politici con una visione chiara per lo sviluppo economico del territorio perché i finanziamenti ci sono ed occorre trovarli nei capitoli di spesa istituzionali. E’ inutile fare riferimento all’attuale amministrazione perché appunto è inutile.
Un sorriso,
Joe Bianca