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Ridateci la nostra Siracusa

Ortigia calpestata, la borgata dimenticata mentre l’industria ci riprova

Tante chiacchiere, più o meno, senza progetti. Poche o niente idee per lo sviluppo della città. Ma i siracusani vogliono le idee. E vogliono i fatti. Con un imperativo categorico su tutto: ridateci lo sviluppo perduto da oltre tre lustri; ridateci infrastrutture, senza le quali non c’è né sviluppo né lavoro.

Ridateci la città perduta.

Le piccole cose, la vivibilità, la qualità della vita, se poi vogliamo entrare, almeno un po’ nello specifico, ridateci strade e marciapiedi che ci consentano di camminare senza correre il rischio di inciampare e spaccarci la faccia o spezzarci l’osso del collo. E ricordiamoci che il Comune sta pagando un mucchio di quattrini di indennizzo a persone che in questi incidenti, anche gravi, sono incorse.

Ridateci un dignitoso servizio di trasporto pubblico.

Ridateci la ferrovia perduta.

Ridateci servizi comunali che funzionino.

Ridateci qualche spicchio di verde pubblico nel quale poter respirare. Recuperate (e ridateci) la Borgata abbandonata: non limitatevi a riempirvi la bocca declamando che la Borgata è il secondo centro storico della città. Lo sappiamo già. Ridatecelo. Recuperate le periferie abbandonate. Mazzarrona è l’esempio più eclatante. Con la nomina di un commissario e dateci al più presto il nuovo ospedale.

Ridateci una Ortigia vivibile: che non sia soltanto un oggetto di divertimento per siracusani e turisti irriguardosi ma sia, finalmente, un centro storico che abbia i suoi residenti, il suo vissuto quotidiano; perché (non lo ripeteremo mai abbastanza) un centro storico senza i suoi residenti, senza il suo vissuto quotidiano è morto.

Ridateci il lavoro che non c’è e i giovani che se ne vanno.

E’ ormai stagnazione nella zona industriale. Anzi è proprio contrazione: il turn over è bloccato. Tranne eccezioni. Qui non investe più nessuno. E i dipendenti che vanno in pensione non vengono sostituiti. Quasi mai. Citiamo un caso per tutti.

Quel buono a nulla del presidente della Regione, Rosario Crocetta

Era il marzo del 2014 quando quel buono a nulla del presidente della Regione, Rosario Crocetta, incontrò a Palermo i vertici di Isab-Lukoil. Il presidente Vagit Alekperov illustrò personalmente un nuovo progetto promettendo un investimento di un miliardo e mezzo di euro. Ma Crocetta non nascose la riluttanza di Lukoil per la mancanza di «condizioni istituzionali e territoriali» e la necessità di un «mutamento nello scenario economico» e «certezza del diritto». Il russo Alekperov lamentava soprattutto i tempi delle autorizzazioni. E chiedeva garanzie. Che peraltro non ottenne.

Crocetta (centro sinistra) ha scritto una pagina nera sulla zona industriale siracusana, come Musumeci (centro destra) ostile alle industrie. Insomma cambiano governi e casacche e all’orizzonte non c’è una linea strategica dello sviluppo industriale a Siracusa e in Sicilia. Governi che tirano a campare mentre la gente muore di fame. Stendiamo un velo pietoso per la presunta politica (e un’offesa) a Palazzo Vermexio insediata dalla «banda bassotti» bravi solo ad aspettare il 27 del mese.

Dicevamo nulla muta, soprattutto nelle «condizioni istituzionali e territoriali» e di «certezza del diritto». Anzi, si è proprio instaurata una ostilità della politica e del territorio nei confronti della industria in generale. Con dichiarazioni in libertà, gratuite e disinformate, di esponenti politici di primo piano e di soggetti secondari presunti ambientalisti in cerca di vanagloria. E, con esso, l’eterno problema delle carenze di infrastrutture e servizi.

D’altra parte c’è anche la questione ambientale. Ma per quest’obiettivo (salvaguardia di territorio e ambiente) nessuno fa un passo: né l’industria né la pubblica amministrazione. Ed ecco un altro esempio: che fine ha fatto il piano delle bonifiche lanciato in gran pompa nel secolo scorso? A parte qualche sporadico episodio, sostanzialmente, chi l’ha visto?

Adesso approvate le Zone economiche speciali (Zes) hanno l’obiettivo di attrarre investimenti esteri o extra-regionali, attraverso incentivi, agevolazioni fiscali, deroghe normative ecc. Ma con quali strategie di sviluppo industriale? I nostri politici dormono, sono in eterno letargo, sono spenti senza idee, senza collegialità e intesa fra le parti non c’è via d’uscita.

Ecco, dunque, il nocciolo della questione: trovare un punto d’incontro fra politica degl’investimenti e politica ambientale; magari destinando una quota d’investimenti a impianti produttivi e un’altra a interventi di tutela dell’ambiente e del territorio. Sarebbe già un passo sulla strada della fiducia reciproca fra territorio e politica, da una parte, e industria dall’altra.

Ma nessuno lo fa questo passo. L’appello è rivolto alla deputazione nazionale e regionale.

Oggi Confindustria Siracusa propone un Patto tra lo Stato e il settore della raffinazione per garantire da un lato gli investimenti da parte delle aziende che allo stato attuale non hanno più margini da destinare agli investimenti (vedi pagina due).

Siamo in un vicolo cieco e così non si va da nessuna parte.

Lo stesso Granata continua a blaterare di cultura e turismo.

Ma concretamente che fa per cultura e turismo? A parte la elargizione di qualche contributo qua e là, nulla più. Un turismo malinteso e mal gestito. E qui non si può non tornare alla situazione di Ortigia. Situazione «fotografata» dal Comitato «Ortigia Sostenibile» partendo dall’osservazione delle criticità che, nonostante le denunce più volte espresse dal Comitato, sono ancora drammaticamente visibili: abuso di suolo pubblico, diffusione di musica ad alto volume senza limitazioni di orari, invasione di auto causate, tra altro, dall’eccessivo rilascio di pass, concessione dei dehors, paninerie, pizzerie, friggitorie e ristoranti in continua crescita e tutti a lamentarsi.

Una Ortigia ferita calpestata fatta fuori, negata, dimenticata, «Ortigia oltraggiata, pre e post Covid che si continua ad occupare il sagrato di San Giovannello alla Giudecca, soprintendenza e comune continuano ad omettere l‘applicazione del Testo Unico dei Beni Culturali. L’anno 2018 ha visto nascere non pochi esempi di dubbia liceità, e fra questi, elenca Ortigia Sostenibile, oggetto di non poche polemiche, il chiosco-bar della Piazza d’Arme del Castello Maniace, il dehors-pizzeria sul sagrato della chiesa di San Giovannello, la disposizione di tavolini e banchetti di souvenir in prossimità della scalinata della Chiesa del Collegio, il dehors-bar sul Cantonale monumentale del Teatro Comunale, le invasive installazioni commerciali sulla via Saverio Landolina, via del Crocefisso ristretta dai tavoli della pizzeria, spazi occupati da sedie e tavolini segnati dai contenitori della spazzatura in via dei Mille, e ancora, l’anarchia di furgoni per consegna merci a tutte le ore del giorno nel centro storico, compresa piazza Duomo e piazza Minerva».

Ridateci la città, la vogliamo gestire noi cittadini con nuove elezioni, alla quale possiamo dire: «Siracusa, i politici ti hanno dimenticata. Tu non dimenticarci. Dacci un segno di vita e noi ti faremo risorgere dalle ceneri come l’Araba Fenice, simbolo della risurrezione».

Un sorriso,
Joe Bianca