Il suono della tromba che scandiva il momento del «silenzio» ha reso regale una giornata primaverile fatta di silenzi a tempo di Covid-19. Alla presenza del Corpo della Polizia Municipale in Alta uniforme.
Il 25 aprile Festa della Liberazione una giornata di riflessione per il sacrificio di oltre settantamila partigiani, l’Italia si liberò dalla morsa del nazifascismo. Una giornata senza alcuna celebrazione di piazza.
L’area antistante al Pantheon era deserta. L’emergenza coronavirus si abbatte anche sulla festa della Liberazione, per la prima volta senza cortei e manifestazioni, i fiori e la corona di alloro deposta in solitaria, con la mascherina sul volto, in ossequio alle disposizioni del lockdown.
Una isolata cerimonia per celebrare la ricorrenza del 75° anniversario della Liberazione d’Italia, ieri mattina, dinanzi alla lapide dedicata alla Resistenza al piazzale del Pantheon vi era la presenza del Prefetto di Siracusa, Giusi Scaduto, del sindaco, Francesco Italia e di un rappresentante dell’Anpi dove è stata deposta una corona di alloro osservando un minuto di silenzio dopo il «silenzio» della tromba.
Stiamo attraversando un periodo difficile per la pandemia da Covid, soprattutto perché questa pandemia ha fatto emergere difetti strutturali del nostro Paese, aggravati dalle politiche scellerate di demolizione dello Stato sociale, incluso soprattutto il sistema sanitario, e di privatizzazione dei servizi pubblici, compresi quelli volti alla tutela della salute. Abbiamo capito che dalla pandemia si esce solo esercitando un’autodisciplina dei comportamenti di tutti noi cittadini.
«Dobbiamo mettere in atto una strategia nella lettura di sconfitta del coronavirus, lui ci vuole impedire di celebrare i momenti importanti della vita individuale e collettiva e noi attraverso la lettura lo sconfiggiamo» così Salvatore Nicosia, presidente dell’istituto Gramsci Siciliano ieri al tg 3 Sicilia.
Nicosia nella premessa del libro «I Siciliani nella Resistenza», a cura di Tommaso Baris e Carlo Verri, per dell’editore Sellerio, finalmente sfata la favola che la Sicilia non abbia dato alcun contributo alla Resistenza, se non quello di singoli personaggi che erano passati, «dall’antifascismo alla Resistenza»; è anche un capitolo del libro da: Pompeo Colajanni a Salvatore Di Benedetto a Girolamo Li Causi. Tanto per nominarne solo alcuni.
Salvatore Nicosia, presidente dell’istituto Gramsci Siciliano, motiva nella premessa: questo volume è l’esito del convegno «Il ruolo della Sicilia nella Resistenza e nella guerra di liberazione» (Palermo, 13,14 ottobre 2016), organizzato dall’Istituto Gramsci siciliano per la storia dell’Italia contemporanea (ISSICO), nell’ambito delle iniziative finanziate dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per il 70° anniversario della Resistenza e della guerra di liberazione.
Un convegno ricchissimo di interventi dei maggiori studiosi su un argomento che era stato rimosso fin dal Secondo dopo guerra, oggi recuperato, grazie alle ricerche d’archivio e agli studi di professori che nelle Università siciliane, italiane e internazionali operano con dedizione nei loro laboratori. Professionisti rigorosi che con i loro interventi hanno dato voce alle più belle pagine, «storico-politiche» di Storia siciliana.
Il libro è diviso in tre parti. La prima parte si occupa di un «Quadro generale» sistematizzare gli avvenimenti di cui ci si occupa.
«Resistenza e Costituzione» e se ne occupa Gaetano Silvestri. Sfata il mito di una «Resistenza» «…che abbia prodotto un corpo omogeneo di valori, di dottrine e di programmi, poi transitato tale e quale nella carta costituzionale approvata dall’Assemblea costituente eletta il 3 giugno 1946». Invece, nella nostra Costituzione sono confluite i principi etici, ideologici e istituzionali delle forze politiche, laiche e religiose delle forze che avevano dato vita alla Resistenza dopo l’8 settembre 1943 e che si erano votate all’antifascismo durante il famigerato «ventennio».
Luca Baldissara affronta il complesso periodo della «…guerra partigiana, gli storici e la storia d’Italia». Un argomento, delicato quanto complesso.
La seconda parte, affidata a Toni Rovatti, «Profili ed esperienze di Resistenza di partigiani siciliani nell’Italia occupata» si occupa del ruolo dei giovani siciliani che si trovarono, dopo l’8 settembre 1943, nell’Italia ancora occupata dai nazifascisti.
I partigiani siciliani, che parteciparono alla Resistenza nel Nord Italia furono 2.691 unità. Mentre i Siciliani finiti nei vari di campi di concentramento e successivo annientamento furono 761.
E mentre in Sicilia si dissertava tra Separatismo e presunto ruolo della mafia nella liberazione della Sicilia del 10 luglio 1943, alcune figure di primo piano, nel fronte della Resistenza e della Liberazione dell’Italia si facevano onore. Vincenzo Modica, di Mazzara del Vallo, e Pompeo Colajanni, il mitico comandante Nicola Barbato, si ritrovano nella valli piemontesi e si preparano alla liberazione di Torino.
Tanti i nomi di siciliani, sopravvissuti alla guerra e alle retate nazifasciste, occuperanno posti di rilievo nella politica siciliana e italiana.
Da Luigi Cortesi, a Pompeo Colajanni, da Salvatore Di Benedetto a Girolamo Li Causi…! E a tanti altri debitamente menzionati in nel libro che si legge con vero piacere.
Nel corso degli anni sono stati pubblicati parecchi libri di memoria di partigiani siciliani.
Ufficialmente furono 2.459 i partigiani nati in Sicilia che parteciparono alla Resistenza in Piemonte, questi i dati per provincia di nascita: Agrigento 323, Caltanissetta 237, Catania 476, Enna 206, Messina 399, Palermo 277, Ragusa 144, Trapani 218, Siracusa 179).
Per quanto concerne la provincia di Siracusa la suddivisione dei 179 partigiani nei comuni di nascita vede quasi tutte i comuni rappresentati: in testa Noto con ben 24 Partigiani, seguita da Lentini 19, Siracusa 19, Floridia 16, Rosolini 16, Avola 14, Pachino 10, Palazzolo Acreide 10, Sortino 9, Melilli 8, Augusta 7, Buccheri 6, Canicattini Bagni 6, Carlentini-Pedagaggi 5, Francofonte 4, Ferla 2, Solarino 2, Buscemi 1, Priolo Gargallo 1. Cassaro e Portopalo di Capopassero nessuno.
Infine riteniamo opportuno richiamare i numerosi approfondimenti sui partigiani di Siracusa e della provincia che ebbe a pagare un alto tributo di sangue alla lotta per la Liberazione. Tra i partigiani siracusani vi furono delle figure leggendarie, in particolare due partigiani di Lentini: Luigi Briganti e Salvatore Lazzara. Ma ecco gli uomini valorosi insigniti per le loro gesta eroiche.
Un sorriso,
Joe Bianca