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«Siamo diventati immemori e ingrati», incapaci di emulare i nostri grandi

Siracusani sono cittadini immemori e ingrati come dice Lucia Acerra di Italia Nostra? Senza identità contemporanea? Sono solo interessati della loro storia scritta dai loro Avi? Forse il loro hard disk mentale è così occupato dalla storia trimillenaria che non c’è spazio per quella contemporanea? Sarà, forse, a quanto pare «si». E’ un errore?E’ un errore non ricordare i 179 siracusani che hanno pagato con la loro vita condividendo la resistenza per liberare l’Italia dal nazifascismo? E’ mai possibile che nessuno ricorda più il tributo del sangue versato per il 25 aprile?E’ un errore non celebrare la giornata per i lavoratori siracusani che ci riporta al ricordo indelebile di quelle giornate tristi macchiate di sangue di cinquant’anni fa ad Avola? Il giorno dell’eccidio, il 2 dicembre 1968, i lavoratori agricoli in sciopero. Con una stele posta all’interno dell’area dell’ospedale Di Maria con una piccola funzione e null’altro, niente iniziative nel sociale e nelle scuole?E’ un errore con celebrare i personaggi siracusani più insigni che appartengono al Risorgimento, la cui lista è lunga, e a cui è stata dedicata una via in città? Che non fu soltanto un personaggio ad essere fucilato in piazza duomo ma in tanti?Altro tema importante ed è quello dell’Armistizio di Cassibile della seconda guerra mondiale con il quale, il 3 settembre 1943, l’Italia proclamò la resa incondizionata agli Alleati.

Celebrato grazie solo alla solidarietà della comunità cassibilese. In altri posti del Paese questo episodio storico sarebbe paragonato all’Altare della Patria. Politici assenti per un evento che ha segnato le sorti dell’ultimo conflitto mondiale. Può bastare una statuetta per ricordare il figlio siracusano più illustre al mondo: Archimede? In alcune città onorano anche le formiche, perché quelle hanno. I Siracusani lacunosi, da demenza senile, non sono riusciti a realizzare un museo permanente della vita e delle opere di uno dei più grandi geni mondiali. Iniziative ricorrenti tutto l’anno. Con lo scopo di fornire al visitatore, al passante, il quadro autentico e concreto di un fatto storico. Non ricordarlo meritamente rappresenta una vergogna assoluta. Non osiamo ricordare le prive iniziative per lo scrittore Elio Vittorini dove stendiamo un velo pietoso: si è iniziato con manifestazioni altisonanti e poi l’oblio; lo stesso come Vitaliano Brancati siracusano di Pachino, nulla; lo stesso come Salvatore Quasimodo siracusano di Modica (allora facente parte del nostro territorio) nulla; lo stesso come Salvo Randone, grande attore siracusano riconosciuto in campo mondiale, la sala Randone di via Malta cancellata sostituita col nome Urban Center e poi il nulla così come è stato cancellato dalla memoria dei siracusani. Altro figlio illustre Enzo Maiorca, nel dimenticatoio. Per non dimenticare molti altri ancora, intellettuali ed anche giornalisti di certo valore, a cominciare da Vincenzo Moscuzza che è stato un maestro di tanti di noi. E come non ricordare un uomo onesto e pulito «prestato alla politica» come lui stesso si definiva, che è Concetto Lo Bello, colui che salvò l’INDA da morte sicura dallo scioglimento già decretato legge n. 70 del 1975 sulla riforma del Parastato.

Per non parlare della Cittadella dello sport e di altre iniziative. Tutto questo è inde gno dimenticare cotanti illustri concittadini che hanno reso famosa Siracusa in Italia e nel mondo. L’invito all’amministrazione locale, associazioni operanti nel sociale, i privati cittadini si facciano promotori di un decalogo di appuntamenti che nel corso dell’anno devono e debbono fare rispettare a tutti. Pur nelle specificità di interessi e risultati, ciò che dovrebbe tutti noi accomunare per il ricordo di questi insigni studiosi è la consapevolezza che con l’espressione «luoghi della memoria» si rimanda sempre ad una pluralità di situazioni e significati, oltre che di possibilità di approccio. Molteplici sono innanzitutto le modalità di valorizzazione e di utilizzo dei «luoghi di memoria»: un luogo può infatti rimandare a una storia/memoria dominante o a più storie/memorie, proprio perché in passato può aver assunto rilevanze e funzioni diverse, a seconda del periodo e dell’uso che se ne è fatto. Inoltre un luogo può presentarsi in una dimensione fluida e articolata, anche perché il ricordo dei testimoni offre un ulteriore materiale di riflessione, ricco e insidioso al tempo stesso. Anche Papa Francesco ha sottolineato «che un popolo senza memoria è un popolo secco».

Infine, un luogo può essere inserito a pieno titolo in un itinerario di conoscenza storica e turistica, a patto di essere indagato con gli strumenti e le modalità della ricerca che collocano le fonti e la memoria tra gli elementi indispensabili per la ricostruzione di precise vicende e situazioni. Ed ancora, il principio di «luogo di memoria» chiama in causa i valori fondamentali della comunità che lo frequenta e lo fa vivere, dal momento che, oltre ad esprimere la fiducia collettiva nei valori di educazione, istruzione, conoscenza sottesi alla sua istituzione, contemporaneamente ne custodisce e forgia i valori di cittadinanza posti a fondamento di quella stessa società. In estrema sintesi, ci rifiutiamo pensare che i siracusani soffrano di demenza senile per i loro concittadini che con la loro intelligenza sono riusciti a dare un contributo di crescita sociale e civile per lo sviluppo del territorio: chi dimentica il passato non ha futuro ed abbiamo bisogno di sentire il profumo del passato per dare il giusto valore al presente

Un sorriso,
Joe Bianca