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Ai margini della miopia intellettuale

La storia dell’ultimo degrado urbanistico del territorio di Siracusa

Quante occasione sprecate, gettate alle ortiche, in questi ultimi 30 anni nella nostra città: Porto turistico, aeroporto turistico, metropolitana di superfice, circonvallazione di Siracusa, Università, area artigianale, piano commerciale, piano utilizzo del demanio marittimo spiagge, trasporti pubblici, nuovo ospedale, il piano particolareggiato di Ortigia e la Borgata abbandonata.

La riflessione scaturisce dalla recente pubblicazione di ieri di una mia intervista rilasciata al noto settimanale «ifattisiracusa.it» diretto da Salvo Benanti, profondo conoscitore del territorio più di chiunque altro, il quale mi ha posto su un piatto d’argento delle domande rispondenti al programma da profondere al futuro sindaco di Siracusa.

La storia dell’ultimo degrado urbanistico del territorio di Siracusa iniziò praticamente con l’adozione del primo Piano Cabianca del 1953, ben presto naufragato in quanto considerato troppo inadeguato e limitativo. Il Piano Cabianca ipotizzava il raddoppio della popolazione urbana ogni trent’anni per cui, dopo il 2000, Siracusa avrebbe potuto avere fino a 300.000 abitanti. Secondo questa tesi si doveva fermare l’avanzata verso nord, sia perché vi erano zone archeologiche molto interessanti, alcune delle quali già andate distrutte, sia per l’inserimento e ampliamento degli impianti industriali.

Nel piano Cabianca convivono tre città (scrive Salvo Adorno): la città mercantile e agro-alimentare in via di estinzione, quella archeologica e paesaggistica mai compiutamente definita, quella industriale neonata destinata a un’impetuosa crescita. Lo sviluppo della città è pensato verso Nord, nella fascia compresa tra la Ss. 114 per Catania, il mare e il nascente polo industriale, in modo da creare un sistema integrato tra residenza e lavoro (S. Panagia). Il piano prevede un alleggerimento delle funzioni terziarie e residenziali di Ortigia attraverso il loro trasferimento nell’area di espansione. Nell’ottica dei progettisti, la città industriale deve convivere con quella turistica e culturale, attraverso l’applicazione di vincoli all’edificazione e un sistema di parchi archeologici e paesaggistici, nei quali la componente estetica prevale su quella ambientale. Negli anni ’50 Ortigia contava 24mila abitanti. Nel ’67 scende a 16mila. Il piano Cabianca viene adottato nel 1956 e poi nel 1961.

Risale al 2004 la delibera con cui il Consiglio comunale approva il Piano regolatore generale redatto dal prof. Bruno Gabrielli che poi, tra osservazioni e discussioni, nel 2007 diventa ufficiale, così come previsto dal decreto regionale. Sindaco allora era Titti Bufardeci, mentre il suo vicesindaco era Fabio Granata. Il Prg in questione prevedeva un’edificazione di 2,2 milioni di mc. residenziali da realizzare essenzialmente all’interno della città consolidata o negli spazi interstiziali oggi liberi. In particolare, nella città consolidata furono individuate zone omogenee di tipo B e ambiti di nuova edificazione soggetti a schede norma e a prescrizione esecutiva, per un totale di 1,4 milioni di mc. Le schede norma prevedeva, altresì, comparti commerciali, direzionali e turistici per circa 360.000 mc.

Quanti errori e indecisioni, senza una visione lontana di uno sviluppo sostenibile prospettico. Anni gettati alle ortiche con politici senza valore, parolai e inconcludenti sul piano regolatore del porto incompleto con il relativo porto: la parte turistica Marina di Archimede morto sul nascere, porto Spero bloccato da una politica ignavia, aeroporto turistico di terzo livello con tre studi di fattibilità, individuazione dell’area nel Prg e Comune socio dell’Aeroporti Spa che hanno fatto fallire, la linea ferrata dove sviluppare la metropolitana di superfice (quelle che sono nate dopo: Messina, Palermo e adesso Ragusa) smantellata miseramente per costruire un budello di strada intasata. La tanto decantata nuova via del mare si è infranta sugli scogli della politica nefasta.

Dalle colonne di Libertà avevamo lanciato diversi lustri fa con fiumi di inchiostro la progettualità di bretelle a servizio della zona Sud d’innesto sull’asse Siracusa-Cassibile trasformandola nella tangenziale di Siracusa. Fino adesso orecchie da mercante. Un altro flop è costituito dal Consorzio Universitario che doveva servire alla costituzione di un centro studi accademico, dopo aver perso la facoltà dei Beni Culturali, la Facoltà di Architettura perde iscritti e appel sul terreno. Squallore sull’area artigianale, piano commerciale, piano utilizzo del demanio marittimo spiagge mai approdato al consiglio comunale, trasporti pubblici (vedi metropolitana-gommato), nuovo ospedale (?!?), il Piano particolareggiato di Ortigia, per il quale è stato fatto più volte revisione ma mai realizzato il vero Ppo, mai stato portato in consiglio comunale e al quale sono stati spesi 300-400 mila euro.

Le lacrime di coccodrillo sulla città le lasciamo per coloro i quali ancora aspirano inconcludentemente a progettare il futuro di Siracusa. Per ultimo, occasioni mancate per quest’ultimo primo cittadino pro tempore in balia di una presunta politica e con la crisi economia che ha aggravato tutto ma non è giustificativa. Ma soprattutto la crisi d’identità che soffrono per la loro inconcludenza.

Un sorriso,
Joe Bianca