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Abbiamo perduto il nostro capitale umano perché noi lo abbiamo totalmente distrutto

Il capitale umano e culturale di Siracusa lo possiamo definire la madre di tutte le battaglie e delle emergenze.

La ripresa economica, inesistente e inferiore alla media in Sicilia, segna la sofferenza. Restano le cicatrici della lunga disoccupazione: la provincia è impoverita dal punto di vista economico, non bastano le industrie con i suoi sette mila dipendenti, per fortuna, ma Siracusa è soprattutto immiserita dal punto di vista del capitale umano e culturale.

L’impoverimento in capitale economico a disposizione delle famiglie è ormai un dato ripetutamente certificato è inconsistente, siamo alla vanagloria di un’amministrazione politica che fa acqua da tutte le parti. Non sappiamo come svegliare le coscienze ai Siracusani. Viene il dubbio se ce l’abbiano… Oppure gli sta bene così a fare i piagnistei, le piaggerie. Tutto questo è fuori dal normale. Gente, sveglia il mondo ci cade addosso, come recita il ritornello della canzone: «è vui durmiti ancora».

Gente, sveglia, noi viviamo tra un’emergenza e un’altra: emergenza igiene pubblica, emergenza immondizia, emergenza strade dissestate, emergenza investimenti, emergenza occupazione, emergenza Piano regolatore generale, Piano particolareggiato Ortigia, Porto incompleto, Turismo, Servizi, Trasporti…

C’è da piangere, da fuggire via da una società di gente ’inutile’.

Si, inutile avete letto bene, perché la madre di tutte le emergenze è il capitale umano, perché noi siamo senza una classe dirigente in grado di poter affrontare e risolvere tutti questi problemi, la classe dirigente è quella che va a occupare i posti nella politica, ad occupare il posto nelle amministrazioni e quindi crea difficoltà, la classe dirigente è quella che fa impresa perché anche le imprese hanno bisogno della classe dirigente. Quindi se mettiamo questi ingredienti, delle persone che non sono all’altezza come possiamo pensare di risolvere dei problemi così profondi e così importanti come la nostra provincia ha.

Quel che colpisce in questa barbarie è la regressione culturale dei Siracusani, e in modo particolare  delle sue fasce giovanili.  Certo,  la tela è stata tessuta con abilità: la televisione, il mercimonio del calcio, il malcostume onnipresente, le scelte dissennate della politica, l’abbandono da parte della sinistra dei luoghi di sofferenza, in primis le periferie degradate di Siracusa.

La nostra Regione vive anch’essa un profondo disagio.

Perché se è vero come è vero che siamo il sud del sud, perché ormai Campania, Basilicata, Puglia si sono agganciate, quelli che siamo rimasti indietro siamo noi e la Calabria. Quindi vediamo come possiamo affrontare temi i politici non hanno cultura, non hanno capacità, non hanno visione, non hanno una prospettiva, non hanno un metodo di valutazione, gli amministratori e i burocrati, ognuno si sta nel suo cercando di fare il meno possibile. Arriva una richiesta di autorizzazione, le imprese tirano a campare, non ci sono imprenditori, non si crea una classe imprenditoriale seria. Per non parlare di un’amministrazione comunale degna di tale nome. Siamo messi male, molto male.

Questo tema è alla base di tutto, poi possiamo parlare di mancanza di lavoro quanto vogliamo, però quando vediamo che mancano alcune specializzazioni che sono state nel passato il nostro potenziale, il nostro punto di forza, saldatori, tubisti, meccanici, idraulici, adesso le aziende li mandano a chiamare da fuori, dalla Romania, quando prima erano il nostro fiore all’occhiello.

Quando vediamo che le grandi committenti cercano laureati, talenti ovviamente, e non ne trovano e non sono disposti quelli del nord a venire al sud, c’è un problema di territorio, non è un problema di lavoro ma di territorio perché la gente, ha detto a parecchie di queste committenti: «noi veniamo a lavorare in azienda ma a condizione di non venire in Sicilia».

Ma quando qualche sindaco si reca alla riunione dell’Anci Sicilia e Italia, e dice che la zona industriale siracusana produce soltanto morti, malattie, disoccupazione e fame; come don Palmiro Prisutto: dipinge un territorio che ci chiediamo come potrebbe essere attrattivo per un giovane che viene qui a lavorare? Soprattutto per il turismo. Quindi questa narrazione del territorio da parte di persone che dovrebbero avere una maggiore responsabilità nell’affrontare le cose perché dovrebbero difendere il loro territorio, poi si ritorcono contro. Poi si parla del Ciapi di renderlo competitivo con settori specializzati ed avanzati, ma da una parte ammazza il territorio.

La gestione del capitale umano nella società siracusana, definito anche gestione del personale nelle aziende, è una delle più importanti strategie di medio-lungo periodo. Questo si inserisce all’interno della programmazione che guardi in prospettiva allo sviluppo del territorio.

La politica va valorizzata con persone di valore come il lavoratore è un talento che va gestito, ma anche valorizzato.

Per poter fare questo occorre saper scegliere le persone giuste talentuose, sono necessarie: «apertura mentale e capacità di gestione». Che non è più solo parte dell’ingranaggio della società ma è la persona al centro dell’ingranaggio stesso.

La società, oggi più che mai, esige nuove figure talentuose e riqualificazione di quelle presenti. Ciò può avvenire solo con il supporto della costante, della ricerca, utile nella gestione del cambiamento per garantire maggiore efficienza al territorio. A Messina il sindaco De Luca si è inventato la piattaforma politico programmatica denominata «Cambio di Passo».

Vedete nelle altre città sono alla ricerca costante di politiche nuove, senza con questo ricorrere ai soli giovani, perché esiste gente negli anta che per pensiero e progetti sono prestigiatori. Noi li definiamo «diversamente giovani» con la voglia inesauribile da fare impallidire un bambino.

Insomma occorre un capitale umano e culturale nuovo; finalizzato al raggiungimento di crescita del territorio e «mission brand Siracusa».

Un sorriso,
Joe Bianca